(…) Nel Trecento
tornarono in auge i miti greci e romani raccolti nelle
Metamorfosi di Ovidio. Tra i racconti
più apprezzati spiccano le storie di Dioniso, il dio del vino (per i
romani Bacco, o anche Libero), al quale facevano da naturale complemento
le Dionisiache di Nonno, una collazione di leggende ancor più ampia di
quella riportata da Ovidio. (…) La suggestione esercitata nel Rinascimento
dal mito bacchico-dionisiaco diede origine a una vastissima produzione
incisoria, oltre che pittorica (…).
Uno dei temi portanti di tale mitologia è costituito dall’ebbrezza
di Sileno, rappresentata con accenti diversi da un autore
all’altro. Nel Baccanale con Sileno
(1470 ca) Andrea Mantegna impose un
significato moraleggiante, sottolineando gli effetti nefasti
dell’ubriachezza (…). Altre rappresentazioni di Sileno sono caratterizzate
da una sottile ironia, come il Sileno ebbro su un asino del quale ricordo
almeno due versioni, entrambe ispirate a sarcofagi di epoca romana:
un’invenzione di Marcantonio Raimondi (1530 ca) e una copia di Agostino
Veneziano (dopo il 1531) da un disegno di Giulio Romano. (…)
Un intento crudamente verista spicca nel Sileno ubriaco (1630 ca) di
Jusepe de Ribera,
“lo Spagnoletto”: celebre stampa in
cui l’artista riprese, con qualche variante, un suo dipinto del 1626 che
mostra un ubriaco obeso sdraiato per terra, abbeverato da satiri
sghignazzanti. È di carattere allegorico il Sileno addormentato con satiro
e una capra (1545 ca) inciso a bulino da Giorgio Ghisi sulla base di un
disegno di Giulio Romano; questa raffigurazione è stata interpretata come
una lotta tra la voluptas, rappresentata dal caprone e la virtus
rappresentata dal giovane satiro che cerca di svegliare Sileno. (…) In
bilico fra il serio e il faceto sono alcune incisioni sei-settecentesche,
che mostrano gruppi di monelli o di satiri intenti a fare ubriacare il
vecchio Sileno (…).
Sul tema di Sileno e Bacco circondati da putti o amorini, è doveroso
citare almeno le incisioni di Giovanni Antonio da
Brescia (1510 ca), Giulio Bonasone
(1530 ca) e Hieronimus Hopfer (1540 ca).
Fa da contrappunto a questo genere di raffigurazioni il tema contiguo di
Bacco fanciullo (…).
(…) Di carattere decisamente festoso sono le composizioni sul tema
dell’arrivo trionfale del dio del vino, nell’età mitica dei suoi viaggi
tra l’Asia e l’Europa. (…) Anche le feste orgiastiche pagane,
genericamente definite “baccanali”, ispirarono una vasta produzione
pittorica e incisoria. Spesso, sollecitati dai committenti, gli artisti si
lasciarono andare a rappresentazioni velate di delicato erotismo (…)
oppure azzardarono un atteggiamento più licenzioso, soffermandosi
volentieri sulle nudità dei satiri, delle ninfe e delle baccanti, che si
rincorrono e si abbracciano (…).
(..) Da questa ricca messe di opere risulta evidente il
fascino straordinario esercitato dal dio del vino:
istruttore nella coltivazione della terra e, al tempo stesso, tutore della
vita sociale lieta e della libera allegria. Non per nulla i romani diedero
a Bacco il soprannome di Libero.
Su questi temi, Giordano Berti ha
preparato per conto dell’
Istituto Graf il progetto una mostra
itinerante composta da splendide stampe originali dei secoli XVI-XVIII.
Per informazioni:
Istituto Graf, Via della Barca 55,
40133 Bologna
Tel. 051.562863
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