13.02.2004 | Normative

L'Europa dà l'ok allo scippo dei grandi vini italiani

(Coldiretti) Il Comitato vini non blocca la proposta della Commissione Europea. Nonostante il monito del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi contro la pirateria e a difesa della proprietà intellettuale, il Comitato di gestione vino dell'Ue, riunito il 10 febbraio a Bruxelles, non è riuscito a fermare la proposta della Commissione Europea che "liberalizza" l'uso internazionale di 17 "menzioni" tradizionali riservate a prestigiosi vini italiani.

Dal Brunello all'Amarone, dal Morellino al Vinsanto, dal Recioto al Gutturnio. E' quanto riferisce con preoccupazione la Coldiretti nel sottolineare che, nonostante il voto contrario dell'Italia e dei principali Paesi produttori, la Commissione procederà a formalizzare il testo che entrerà in vigore nei prossimi giorni, se non ci sarà l'auspicata opposizione dei Commissari Europei.

Si tratta - precisa la Coldiretti - della modifica del Regolamento N.753/02 sulle modalità di designazione, denominazione, presentazione e protezione dei vini che riservava all'Italia la protezione nell'uso di 17 "menzioni" tradizionali che potranno essere ora utilizzate anche per vini ottenuti in Paesi extracomunitari, purchè questi si attengano a determinati criteri quali ad esempio la dimostrazione dell'uso nel passato. Non sarà però più necessario - precisa la Coldiretti - che la stessa menzione sia stata riconosciuta o protetta in un quadro legislativo nazionale come si richiede attualmente. Come conseguenza della decisione assunta si avrà dunque - sottolinea la Coldiretti - il via libera alla vendita del Brunello argentino, dell'Amarone sudafricano, del Morellino neozelandese, del Vinsanto australiano, del Recioto cileno e del Gutturnio Made in Usa.

Una scelta giustificata dalla volontà di favorire l'accordo sul commercio internazionale sotto la pressione proprio di Australia, Usa, Nuova Zelanda e Sud-America, ma che - afferma la Coldiretti - rischia di rompere il legame tra i prodotti e il territorio che rappresenta il vero valore aggiunto della vitivinicoltura italiana ed europea. La "menzione" - riferisce la Coldiretti - si usa infatti tradizionalmente per indicare vini caratterizzati da un preciso metodo di produzione, invecchiamento, qualità, colore o evento, ottenuti in un territorio strettamente connesso con la storia e la cultura del vino. Il passo indietro nella protezione di "menzioni" che rappresentano pezzi importanti della vitivinicoltura italiana ed europea apre le porte - sostiene la Coldiretti - al rischio della diffusione di imitazioni che si richiamano ai nostri vini di pregio senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.

Un regalo alla "vinopirateria" internazionale che - precisa la Coldiretti - già colpisce pesantemente le produzioni italiane di vino a denominazione di origine determinando danni miliardari alle nostre esportazioni che nel 2003 hanno segnato una pesante battuta d'arresto con un calo del 17% su base annua e una flessione del 2% in termini di incassi. Secondo una indagine di Nomisma - riferisce la Coldiretti - solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del made in Italy è quasi uguale a quello delle nostre esportazioni ed in altre parole è "falsa" una bottiglia su due. In realtà - continua la Coldiretti - sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali come italiani e a essere più imitati sono il Chianti, il Lambrusco, il Marsala e la Grappa.

L'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su un patrimonio di 427 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di Euro, la principale voce dell'export agroalimentare nazionale. La lotta all'agropirateria è un passaggio fondamentale del negoziato del WTO per garantire un commercio leale e salvaguardare le produzioni tradizionali dalle contraffazioni internazionali, a vantaggio dello sviluppo locale di tutti i Paesi. L'attenzione nei confronti della tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni - conclude la Coldiretti - è una scelta di trasparenza di mercato che per l'Europa e l'Italia ha anche un'importante ricaduta economica e occupazionale.

Fonte: Coldiretti

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