Dal
Brunello all'Amarone,
dal Morellino al
Vinsanto, dal Recioto al
Gutturnio. E' quanto riferisce con
preoccupazione la Coldiretti nel sottolineare che, nonostante il voto
contrario dell'Italia e dei principali Paesi produttori, la Commissione
procederà a formalizzare il testo che entrerà in vigore nei prossimi
giorni, se non ci sarà l'auspicata opposizione dei Commissari Europei.
Si tratta - precisa la Coldiretti - della modifica del Regolamento N.753/02
sulle modalità di designazione, denominazione, presentazione e protezione
dei vini che riservava all'Italia la protezione nell'uso di 17 "menzioni"
tradizionali che potranno essere ora utilizzate anche per vini ottenuti in
Paesi extracomunitari, purchè questi si attengano a determinati criteri
quali ad esempio la dimostrazione dell'uso nel passato. Non sarà però più
necessario - precisa la Coldiretti - che la stessa menzione sia stata
riconosciuta o protetta in un quadro legislativo nazionale come si
richiede attualmente. Come conseguenza della
decisione assunta si avrà dunque -
sottolinea la Coldiretti - il via
libera alla vendita del Brunello argentino, dell'Amarone sudafricano, del
Morellino neozelandese, del Vinsanto australiano, del Recioto cileno e del
Gutturnio Made in Usa.
Una scelta giustificata dalla volontà di favorire l'accordo sul commercio
internazionale sotto la pressione proprio di Australia, Usa, Nuova Zelanda
e Sud-America, ma che - afferma la Coldiretti - rischia di rompere il
legame tra i prodotti e il territorio che rappresenta il vero valore
aggiunto della vitivinicoltura italiana ed europea. La "menzione" -
riferisce la Coldiretti - si usa infatti tradizionalmente per indicare
vini caratterizzati da un preciso metodo di produzione, invecchiamento,
qualità, colore o evento, ottenuti in un territorio strettamente connesso
con la storia e la cultura del vino. Il passo indietro nella protezione di
"menzioni" che rappresentano pezzi importanti della vitivinicoltura
italiana ed europea apre le porte - sostiene la Coldiretti - al rischio
della diffusione di imitazioni che si richiamano ai nostri vini di pregio
senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
Un regalo alla "vinopirateria" internazionale
che - precisa la Coldiretti - già colpisce pesantemente le produzioni
italiane di vino a denominazione di origine determinando danni miliardari
alle nostre esportazioni che nel 2003 hanno segnato una pesante battuta
d'arresto con un calo del 17% su base annua e una flessione del 2% in
termini di incassi. Secondo una indagine di Nomisma - riferisce la
Coldiretti - solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del
made in Italy è quasi uguale a quello delle nostre esportazioni ed in
altre parole è "falsa" una bottiglia su due. In realtà - continua la
Coldiretti - sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali
come italiani e a essere più imitati sono il Chianti, il Lambrusco, il
Marsala e la Grappa.
L'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su
un patrimonio di 427 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60% della
produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa
8,5 miliardi di Euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5
miliardi di Euro, la principale voce dell'export agroalimentare nazionale.
La lotta all'agropirateria è un passaggio
fondamentale del negoziato del WTO per garantire un commercio
leale e salvaguardare le produzioni tradizionali dalle contraffazioni
internazionali, a vantaggio dello sviluppo locale di tutti i Paesi.
L'attenzione nei confronti della tutela dei prodotti alimentari tipici
minacciati dalle imitazioni - conclude la Coldiretti - è una scelta di
trasparenza di mercato che per l'Europa e l'Italia ha anche un'importante
ricaduta economica e occupazionale.
Fonte:
Coldiretti |