AF. Vouillamoz, S. Imatio, M.
Stefanini, A. Scienza, M S. Grando
Secondo Simposio
Internazionale
Il “Sangiovese” identità e
peculiarità: vitigno tipico e internazionale.
Firenze, 17-19 novembre 2004
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Il Sangiovese è la
varietà di vite più coltivata in Italia, dove è considerata
autoctona. I numerosi sinonimi (Brunello di Montalcino, Nielluccio,
Prugnolo gentile, per citarne solo alcuni fra i più di 50)
suggeriscono che il Sangiovese sia un vitigno molto antico. Cosa si
può dire sulle relazioni del Sangiovese con le altre varietà di
vite? E’ possibile stabilire l’origine di questa cultivar?
L’analisi del DNA e in particolare dei marcatori microsatelliti, può
fornire alcuni indizi. Fin dal loro sviluppo, una decina di anni fa,
i microsatelliti sono stati i marcatori di elezione per
l’identificazione delle varietà di vite. In quanto ereditabili in
modo co-dominante, essi permettono di provare la discendenza da
incrocio e con l’analisi di almeno 30 loci, la ricostruzione del
pedigree di una cultivar.
Tuttavia, a volte solo un genitore è noto, essendo l’altro scomparso
o non ancora descritto. In questi casi, sono necessari più di 50
microsatelliti per verificare le parentele e spesso non è possibile
stabilire la direzione delle relazioni genetiche. Frequentemente,
capita che manchino entrambi i genitori di un vitigno e allora i
legami genetici possono essere delineati solo in base alla distanza
genetica fra le cultivar.
Nel nostro lavoro, abbiamo analizzato il Sangiovese a più di 30 loci
ed i risultati confermano un precedente lavoro di Crespan et al.
(2002) che indicava una relazione di primo grado tra Sangiovese e
Ciliegiolo. Il Ciliegiolo è coltivato in diverse regioni italiane
(prevalentemente in Toscana) ed è considerato di origine spagnola.
La parentela con il Sangiovese non sostiene quindi questa ipotesi.
Confrontando i dati molecolari del Sangiovese con il nostro database
di circa 2000 varietà di vite da tutto il mondo, abbiamo osservato
dei possibili legami genetici di primo grado tra il Sangiovese e due
varietà coltivate in Campania, Palummina Mirabella e Calabrese
Montenuovo. Palummina Mirabella, diversa dalla Palummina (chiamata
anche Piedirosso napoletano ed usata per il vino Lacryma Christi), e
Calabrese Montenuovo, diverso dal Calabrese nero (o Nero d’Avola in
Sicilia), condividono entrambi almeno un allele microsatellite a
ciascun locus con il Sangiovese, e suggeriscono una relazione di
tipo genitore/figlio.
Ulteriori loci sono allo studio per approfondire queste indicazioni.
Abbiamo anche confrontato il Sangiovese con più di 700 vitigni a 19
loci microsatelliti per individuare le varietà ad esso più vicine.
Tre differenti metodi (Nei’s standard, proporzione di alleli
condivisi e distanze genetiche con coefficienti kinship) hanno
raggruppato insieme il Sangiovese ed il Barbera piemontese.
Tra questi due vitigni non sono state trovate però parentele
dirette, tuttavia la relazione di “cugini” è possibile. Accanto al
Barbera, il Sangiovese si raggruppa con la Malvasia bianca, il
Vermentino e la Vernaccia di San Gimignano, confermando che le
relazioni genetiche del Sangiovese sono essenzialmente italiane.
Studio dell’ Università del Neuchatel
Incredibile ma vero, lo sostiene uno studioso dell'Università di
Neuchatel . Sarebbe la Calabria, e non la Romagna, ad avere dato i
natali ad uno dei più celebri vitigni autoctoni italiani, il
Sangiovese. Un vitigno in grado di donarci grandi prodotti , dal
Brunello di Montalcino, al Chianti ecc e di entrare in moltissimi
blend insieme ad altri vitigni per dare origine ad una moltitudine
di Doc.
Dunque, per dirla esplicitamente, anche nel Brunello c'è un po’ di
Calabria e non me ne vogliano gli amici produttori di questo
stupendo vino toscano. Il vitigno più conosciuto nel mondo, e noto
fino ad oggi per le sue origini toscane, sarebbe quindi figlio di un
vitigno indigeno calabrese, coltivato nel passato anche in alcune
zone della Campania, in provincia di Salerno.
Usiamo naturalmente il condizionale in quanto quello che scriviamo
oggi magari tra pochi anni verrà smentito da ulteriori studi e
ricerche. D’altronde è cosi’ un po in tutti i settori
dall’alimentazione, alla medicina ecc.
Tutto questo è emerso dalla relazione di Josè Vouillamoz
dell'Università di Neuchatel (formazione dei vitigni europei)
presentata in occasione della nascita della Genius Loci,
associazione costituita da alcuni produttori vitivinicoli europei
con la finalità di produrre vini da indissolubili legami con il loro
territorio d’origine e con una tipicità tale da renderli unici e
ripetibili solo nella zona di provenienza.
Il Sangiovese sarebbe infatti - secondo quanto spiegato dal
ricercatore dell'Università di Neuchatel - figlio di due antichi
vitigni autoctoni, il toscano Ciliegiolo e il Calabrese Montenuovo.
Lo studio di Vouillamoz ha inoltre messo in luce l'importanza del
vitigno autoctono europeo Eiren, il più coltivato al mondo con ben
430.000 ettari. A confermare la portata della notizia sulle radici
calabresi del Sangiovese è il responsabile Ambiente e territorio
della Coldiretti, Stefano Masini il quale ha dichiarato:
''Abbiamo scoperto - ha detto riferendosi
alla relazione illustrata da Vouillamoz - che non è toscano ma
calabrese. Si tratta di una grande notizia per i cultori del vino e
di tutto il settore ''.
''Scoprire – aggiunge la Coldiretti
- che per la produzione di alcuni celebri vini italiani, come ad
esempio il Sangiovese e il Brunello, siano stati utilizzati vitigni
che hanno nel Dna origini calabresi, l' antica Enotria, terra del
vino per eccellenza, è un motivo d’orgoglio per questa terra ricca
di risorse e che possiede 12 vini Doc e 13 Igt''.
Tale scoperta, ha affermato il direttore della Coldiretti della
Calabria, Angelo Milo, ''rappresenta un incentivo per impegnarsi
maggiormente nella valorizzazione del territorio attraverso le
tipicità enogastronomiche che la nostra terra è in grado di offrire.
La genuinità dei prodotti calabresi, sono diretta espressione delle
antiche tradizioni e della cultura radicata nel territorio,
caratteristiche che incidono sulla qualità delle produzioni e che
vanno promosse con accurate campagne di comunicazione''.
Grandi i vini prodotti con questa cultivar che ben si è adattata in
Toscana, Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio ed in tutte le
regioni a clima caldo-temperato del nostro centro-sud.
Prosit cari amici lettori con i magnifici sangiovesi italiani che si
classificano sempre piu’ spesso ai primi posti nei Concorsi
Internazionali.
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