16.02.2006 | Cultura e Tradizioni

L’origine del Sangiovese e' calabrese!

Già durante il secondo Simposio Internazionale del 2004, che sotto vi riporto integralmente era emerso come il sangiovese avesse origini campane e calabresi, poi recentemente questi studi sono stati avvalorati da altri illustri accademici dell’ Università del Neuchatel, per cui non mi resta che augurarvi buona lettura ed affermare che: strano ma vero il sangiovese è di origini proprio calabresi!

AF. Vouillamoz, S. Imatio, M. Stefanini, A. Scienza, M S. Grando

Secondo Simposio Internazionale
Il “Sangiovese” identità e peculiarità: vitigno tipico e internazionale.


Firenze, 17-19 novembre 2004

Il Sangiovese è la varietà di vite più coltivata in Italia, dove è considerata autoctona. I numerosi sinonimi (Brunello di Montalcino, Nielluccio, Prugnolo gentile, per citarne solo alcuni fra i più di 50) suggeriscono che il Sangiovese sia un vitigno molto antico. Cosa si può dire sulle relazioni del Sangiovese con le altre varietà di vite? E’ possibile stabilire l’origine di questa cultivar?

L’analisi del DNA e in particolare dei marcatori microsatelliti, può fornire alcuni indizi. Fin dal loro sviluppo, una decina di anni fa, i microsatelliti sono stati i marcatori di elezione per l’identificazione delle varietà di vite. In quanto ereditabili in modo co-dominante, essi permettono di provare la discendenza da incrocio e con l’analisi di almeno 30 loci, la ricostruzione del pedigree di una cultivar.

Tuttavia, a volte solo un genitore è noto, essendo l’altro scomparso o non ancora descritto. In questi casi, sono necessari più di 50 microsatelliti per verificare le parentele e spesso non è possibile stabilire la direzione delle relazioni genetiche. Frequentemente, capita che manchino entrambi i genitori di un vitigno e allora i legami genetici possono essere delineati solo in base alla distanza genetica fra le cultivar.

Nel nostro lavoro, abbiamo analizzato il Sangiovese a più di 30 loci ed i risultati confermano un precedente lavoro di Crespan et al. (2002) che indicava una relazione di primo grado tra Sangiovese e Ciliegiolo. Il Ciliegiolo è coltivato in diverse regioni italiane (prevalentemente in Toscana) ed è considerato di origine spagnola. La parentela con il Sangiovese non sostiene quindi questa ipotesi.

Confrontando i dati molecolari del Sangiovese con il nostro database di circa 2000 varietà di vite da tutto il mondo, abbiamo osservato dei possibili legami genetici di primo grado tra il Sangiovese e due varietà coltivate in Campania, Palummina Mirabella e Calabrese Montenuovo. Palummina Mirabella, diversa dalla Palummina (chiamata anche Piedirosso napoletano ed usata per il vino Lacryma Christi), e Calabrese Montenuovo, diverso dal Calabrese nero (o Nero d’Avola in Sicilia), condividono entrambi almeno un allele microsatellite a ciascun locus con il Sangiovese, e suggeriscono una relazione di tipo genitore/figlio.

Ulteriori loci sono allo studio per approfondire queste indicazioni. Abbiamo anche confrontato il Sangiovese con più di 700 vitigni a 19 loci microsatelliti per individuare le varietà ad esso più vicine. Tre differenti metodi (Nei’s standard, proporzione di alleli condivisi e distanze genetiche con coefficienti kinship) hanno raggruppato insieme il Sangiovese ed il Barbera piemontese.

Tra questi due vitigni non sono state trovate però parentele dirette, tuttavia la relazione di “cugini” è possibile. Accanto al Barbera, il Sangiovese si raggruppa con la Malvasia bianca, il Vermentino e la Vernaccia di San Gimignano, confermando che le relazioni genetiche del Sangiovese sono essenzialmente italiane.

Studio dell’ Università del Neuchatel
Incredibile ma vero, lo sostiene uno studioso dell'Università di Neuchatel . Sarebbe la Calabria, e non la Romagna, ad avere dato i natali ad uno dei più celebri vitigni autoctoni italiani, il Sangiovese. Un vitigno in grado di donarci grandi prodotti , dal Brunello di Montalcino, al Chianti ecc e di entrare in moltissimi blend insieme ad altri vitigni per dare origine ad una moltitudine di Doc.

Dunque, per dirla esplicitamente, anche nel Brunello c'è un po’ di Calabria e non me ne vogliano gli amici produttori di questo stupendo vino toscano. Il vitigno più conosciuto nel mondo, e noto fino ad oggi per le sue origini toscane, sarebbe quindi figlio di un vitigno indigeno calabrese, coltivato nel passato anche in alcune zone della Campania, in provincia di Salerno.

Usiamo naturalmente il condizionale in quanto quello che scriviamo oggi magari tra pochi anni verrà smentito da ulteriori studi e ricerche. D’altronde è cosi’ un po in tutti i settori dall’alimentazione, alla medicina ecc.

Tutto questo è emerso dalla relazione di Josè Vouillamoz dell'Università di Neuchatel (formazione dei vitigni europei) presentata in occasione della nascita della Genius Loci, associazione costituita da alcuni produttori vitivinicoli europei con la finalità di produrre vini da indissolubili legami con il loro territorio d’origine e con una tipicità tale da renderli unici e ripetibili solo nella zona di provenienza.

Il Sangiovese sarebbe infatti - secondo quanto spiegato dal ricercatore dell'Università di Neuchatel - figlio di due antichi vitigni autoctoni, il toscano Ciliegiolo e il Calabrese Montenuovo.

Lo studio di Vouillamoz ha inoltre messo in luce l'importanza del vitigno autoctono europeo Eiren, il più coltivato al mondo con ben 430.000 ettari. A confermare la portata della notizia sulle radici calabresi del Sangiovese è il responsabile Ambiente e territorio della Coldiretti, Stefano Masini il quale ha dichiarato: ''Abbiamo scoperto - ha detto riferendosi alla relazione illustrata da Vouillamoz - che non è toscano ma calabrese. Si tratta di una grande notizia per i cultori del vino e di tutto il settore ''.

''Scoprire – aggiunge la Coldiretti - che per la produzione di alcuni celebri vini italiani, come ad esempio il Sangiovese e il Brunello, siano stati utilizzati vitigni che hanno nel Dna origini calabresi, l' antica Enotria, terra del vino per eccellenza, è un motivo d’orgoglio per questa terra ricca di risorse e che possiede 12 vini Doc e 13 Igt''.

Tale scoperta, ha affermato il direttore della Coldiretti della Calabria, Angelo Milo, ''rappresenta un incentivo per impegnarsi maggiormente nella valorizzazione del territorio attraverso le tipicità enogastronomiche che la nostra terra è in grado di offrire. La genuinità dei prodotti calabresi, sono diretta espressione delle antiche tradizioni e della cultura radicata nel territorio, caratteristiche che incidono sulla qualità delle produzioni e che vanno promosse con accurate campagne di comunicazione''.

Grandi i vini prodotti con questa cultivar che ben si è adattata in Toscana, Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio ed in tutte le regioni a clima caldo-temperato del nostro centro-sud.

Prosit cari amici lettori con i magnifici sangiovesi italiani che si classificano sempre piu’ spesso ai primi posti nei Concorsi Internazionali.

Roberto Gatti
sommelier degustatore
Codigoro (Ferrara)
Email: gatti-roberto@libero.it
Winetaste.it - contact@winetaste.it
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