E' quanto afferma
la Coldiretti sulla base dei
dati Ismea-ACNielsen che
evidenziano per la prima volta una inversione di tendenza
dall'inizio del terzo millennio in una situazione di riduzione
generale dei consumi alimentari in quantità (-2,5%).
Nel corso dell'anno - continua
la Coldiretti - ogni famiglia italiana ha
acquistato ben 31 kg di pomodori trasformati ed a essere
preferiti sono stati nell'ordine i pelati (14 Kg), le passate (11
Kg), le polpe o pomodoro a pezzi (5 Kg) e per ultimo i concentrati e
gli altri derivati (1 Kg).
Una scelta di acquisto che - precisa la Coldiretti - ha portato
complessivamente gli italiani a spendere
442 milioni per acquistare ben 545 mila tonnellate di pomodori in
scatola o in bottiglia. Se anche gli Stati Uniti
rivoluzionano la "piramide alimentare" confermando l'importanza
della frutta e verdura, via libera alla fantasia mediterranea che -
sottolinea la Coldiretti - valorizza numerosi primi piatti a base di
pasta: dall'amatriciana alla puttanesca, dall'arrabbiata alla
caprese, dalla Norma ai timballi di lasagne, dal ragù bolognese che
sposa e amalgama tre qualità di carne (manzo, vitello e maiale) a
quello napoletano che - come suggeriva Eduardo De Filippo - doveva
cuocere per almeno sei ore.
E come trascurare la pappa al pomodoro, cavallo di battaglia di
Gianburrasca o alcuni secondi dove il pomodoro è una "base"
fondamentale come nei polipi alla luciana e nella carne alla
pizzaiola o ancora nelle spuntature di maiale o nel castrato o nello
spezzatino al sugo. Si tratta - continua la Coldiretti - di una
tendenza incoraggiante per l'Italia, che è il secondo produttore
mondiale dopo gli Stati Uniti, dopo che nel 2004 si è realizzato un
raccolto di pomodoro destinato all'industria di trasformazione che
dovrebbe superare 5,8 milioni di tonnellate, realizzato per il 75%
nei campi di Puglia ed Emilia Romagna.
Un produzione nazionale di grande qualità che rischia tuttavia di
venire compromessa dal forte incremento di importazioni dalla Cina
con un aumento stimato di quasi il 30% degli arrivi in Italia di
pomodoro cinese di prima trasformazione da mescolare con il prodotto
italiano per diventare automaticamente "tricolore" e finire sulle
tavole di ristoranti e pizzerie come "Made in Italy".
Arrivi che - precisa la Coldiretti - per il momento hanno solo
riguardato il pomodoro concentrato ma che nel 2005 potrebbe
interessare anche i pelati Made in China presentati per la prima
volta al Salone dell'Alimentazione di Parigi da una multinazionale
cinese. La concorrenza va combattuta con la
trasparenza di mercato e per questo non bastano dazi e
tariffe, ma bisogna rendere subito operativa la norma che obbliga a
indicare in etichetta l'origine territoriale del pomodoro come
previsto dalla legge 204 del 2004 approvata dal Parlamento con il
sostegno della Coldiretti che ha raccolto un milione di firme.
Fonte:
Coldiretti |