01.03.2005 | Normative

La grappa è a rischio di clonazione

Modifiche al regolamento UE 1576 del 1989. Proteste si sollevano dal mondo dei produttori italiani di grappa intimoriti da un potenziale rischio di plagio mondiale. Dopo il “Prosciutto di Parma” prodotto in Canada e il “Chianti Gallo” negli Stati Uniti, la Grappa, tipico distillato italiano, rischia di fare la stessa fine se l’Unione Europea modificherà come previsto il regolamento 1576 del 1989 che attribuisce la nazionalità italiana alla grappa.

E’ stato questo il principale argomento che ha interessato il convegno di domenica 20 febbraio alla Rocca Paolina di Perugia nella giornata conclusiva della prima esperienza del Grappitaly. Presente tra gli altri il direttore generale delle Politiche Agroalimentari del Ministero delle Attività Agricole, Salvatore Petroli, il quale ha tranquillizzato produttori e distillatori dicendo che il Ministro Gianni Alemanno si sta adoperando al meglio affinchè a Bruxelles permanga la tutela che fino a oggi ha riguardato il nostro prodotto.

«Sono fiducioso che la battaglia sulla grappa sarà vinta – ha affermato Petroli – anche se i timori restano». Dal Ministero intanto si chiede all’Unione Europea un “confronto equilibrato” tra esigenze localizzate e esigenze collettive. Durante il convegno Italo Maschio, presidente del Comitato Nazionale Acquaviti e vice presidente Assodistil, ha ripercorso le tappe della Comunità Europea in merito di revisione al regolamento 1576 con interventi in materia di indicazione di area geografica e di etichette. L’idea di mediazione sarebbe al momento quella di indicare la Denominazione con grappa e l’area di indicazione l’Italia dando comunque la possibilità a altri paesi di chiamare il distillato grappa.

L’idea non accontenta molto i produttori italiani e, come ha ricordato nell’incontro il presidente di Assodistil, Antonio Emaldi, questo intervento sarebbe molto grave e pericoloso per le oltre 1500 aziende italiane che producono il distillato.

Alessandro Maurilli
almapress@tiscali.it

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