22.09.2001 | Cultura e Tradizioni

La saggezza del musulmano

Ci sono musulmani e musulmani come ci sono cristiani e cristiani...

Ci sono i musulmani colti e quelli ignoranti, violenti e non violenti, integralisti e tolleranti. Basta sfogliare un po' di pagine di storia per vedere che di cristiani integralisti ce ne sono stati tanti e tanto danno hanno fatto. Noi siciliani, che gli arabi li abbiamo avuti in casa per un bel po', abbiamo ereditato da loro tanta cultura. Al-Màzari era un giurista di quelli giusti, conosceva anche la medicina, l'aritmetica e le lettere, era uno di quelli che, quando parlava, lasciava tutti senza parole perché era saggio, era bravo, era arguto, era autorevole, era un pozzo di scienza. Era insomma uno particolare, uno di quelli che si incontrano di rado. AlMazari si sentiva siciliano purosangue. La sua patria era Mazara, una città oggi nota per la pesca, al tempo della dominazione araba famosa per il suo splendore, per l'elegante sistemazione urbanistica, per case graziose, per mercati rigurgitanti di merci e prodotti vari, bagni sontuosi, orti, giardini con piante pregiate. Chi descrive Mazara con tanto entusiasmo non è un mazarese, innamorato della sua città, ma il geografo Idrisi che, verso la metà del XII secolo, compose alla corte normanna di Palermo l'opera chiamata "Il diletto di chi è appassionato ai viaggi intorno al mondo". AlMazari non restò a lungo nella sua terra, si trasferì infatti in Tunisia dove esercitò la professione di giurista e morì nel 1141. Ma che aveva di tanto particolare questo mazarese su cui circolano tanti aneddoti? Non era un bigotto e poi era uno di quelli che, quando hanno una cosa da dire, la dicono, fregandosene delle critiche. E non è cosa da poco. Un giorno, mentre passeggiava con un amico, passò davanti a lui un cristiano che teneva in mano una bottiglia di vino. L'amico di AlMazari si turò il naso con disgusto, forse per mostrare pubblicamente la sua ritrosia di fronte al liquido di Satana e per apparire agli occhi del giurista un musulmano doc. E invece AlMazari non solo rimproverò l'amico per il gesto niente affatto grazioso ma dichiarò senza battere ciglia: «Affermo pubblicamente che l'odore del vino è buono o per lo meno tutt'altro che spiacevole e in verità, se la legge religiosa non ci avesse proibito di berlo, il vino di per sé non avrebbe alcun difetto». AlMazari, quando voleva dare una lezione a un bigotto, ce la metteva tutta. Un giorno, mentre anche questa volta con un amico attendeva su una terrazza il sorgere della luna nuova, apparve in un'altra terrazza una fanciulla in attesa anch'ella di quell'evento romantico. Al giurista venne naturale dire: «La fanciulla è salita per vedere la luna e a noi è sembrato ch'essa fosse sorta». L'amico invece chiese che quella donna fosse allontanata perché con la sua presenza toglieva «pietà e timore di Dio». E AlMazari, secco, all'amico: «Questa è ipocrisia». AlMazari morì ottantenne in odore di santità. La sua tomba si trova ancora oggi a Monastir e, se per caso vi viene la voglia di andare a visitarla, scegliete come giorno il venerdì, perché una leggenda vuole che ogni venerdì notte una luce scenda dal cielo e illumini il suo sepolcro. Quella stessa luce forse che aveva visto l'imàm comprendere così bene lo stato d'animo della fanciulla innamorata della luna piena. leda melluso.

FONTE: La Repubblica

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