La pianta è originaria del Cile e
dell’Ecuador, dove per effetto del clima tropicale offre
i suoi frutti tutto l’anno, mentre nelle nostre regioni ha un ciclo
annuale limitato all’estate, se coltivata all’aperto. La
coltivazione della pianta del pomodoro era diffusa già in epoca
precolombiana in Messico e Perù, fu poi
introdotta in Europa dagli Spagnoli nel XVI secolo, ma
non come ortaggio commestibile, bensì come pianta ornamentale,
ritenuta addirittura velenosa per il suo alto contenuto di solanina,
sostanza considerata a quell’epoca dannosa per l’uomo.
Infatti, nel 1544 l’erborista italiano
Pietro Andrea Mattioli classificò la pianta del pomodoro
fra le specie velenose, anche se ammise di aver sentito voci secondo
le quali in alcune regioni il suo frutto veniva mangiato fritto
nell'olio. Gli stessi indigeni del Perù, i primi coltivatori del
pomodoro, non mangiavano i frutti della pianta, usata invece a solo
scopo ornamentale e come tale fu conosciuta dagli Europei: nel 1640
la nobiltà di Tolone regalò al cardinale Richelieu, come atto di
ossequio, quattro piante di pomodoro, e sempre in Francia era usanza
per gli uomini offrire piantine di pomodoro alle dame, come atto
d’amor gentile.
Così la coltivazione del rosso pomo, come pianta ornamentale, dalla
Spagna, forse attraverso il Marocco, si diffuse in tutto il bacino
del Mediterraneo, trovando il clima adatto per il suo sviluppo
soprattutto in Italia nella regione dell’agro nocerino-sarnese tra
Napoli e Salerno. Soltanto alla fine del
700 la sua coltivazione a scopo alimentare conobbe un forte impulso
in Europa, principalmente in Francia e nell’Italia meridionale.
Ma mentre in Francia veniva consumato soltanto alla corte dei re, a
Napoli si diffuse rapidamente tra la popolazione, storicamente
oppressa dai morsi della fame. Ed è proprio
nel capoluogo campano che nacque la ricetta a base di pomodoro più
diffusa tra i napoletani, un “must” della domenica per moltissime
famiglie: il ragù.
Attualmente si usa chiamare ragù un sugo di pomodoro nel quale si è
cotta della carne. La pentola in cui si dovrebbe cuocere è un tegame
di creta largo e basso, e per rimestarlo occorre la cucchiarella di
legno.
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di Rossella Barillari
FONTE:
Campaniasuweb.it |