27.08.2002 | Normative

La stradale riscrive la carta dei vini

I nuovi limiti per guidare modificano le abitudini: meno bottiglie e niente grappino fine pasto...

Il codice della strada congela le cantine dei ristoranti. I primi negativi effetti (o positivi, a seconda della chiave di lettura) dell'articolo 186 del Codice della strada, cominciano a farsi sentire, davanti ai banconi e nei ristoranti. Ne sanno qualcosa i gestori della Primula di San Quirino e della Taverna di Colloredo di Montealbano, due tra i migliori ristoranti della regione. «Nel giro di pochi giorni abbiamo notato un notevole calo del consumo di vino. La gente stenta a comperare la bottiglia e rifiuta il grappino finale» dice sconsolato Piero Zanin, patron della Taverna, che offre un un ventaglio di 13 mila etichette ed ha 40 mila bottiglie in cantina. «Abbiamo iniziato a proporre dieci tipi di vino a bicchiere per la degustazione, per non costringere i clienti a comperare l'intera bottiglia. Tedeschi e austriaci, già abituati a fare i conti con una disciplina ferrea, arrivano in pullman oppure l'autista si sacrifica per gli altri e durante il pasto beve acqua. Triste? Però è così».
Anche Pier Dal Mas, genero di Roberto Canton della Primula, sommelier e gestore della cantina del ristorante pordenonese, che conta 1600 etichette e 25 mila bottiglie sugli scaffali, parla di «danno grandissimo» e della necessità «di prendere provvedimenti immediati, per arginare le ripercussioni economiche in un settore come quello del vino, che registra, a livello nazionale, un calo del 25% del consumo a tavola». Che fare? Zanin la prende abbastanza con filosofia, annunciando che acquisterà un rustico lì vicino, da ristrutturare, per dare la possibilità ai clienti di dormire e smaltire l'alcol prima di rimettersi in viaggio: «Per i ristoratori di campagna come noi sarà una scelta obbligatoria».

E chi non potrà offrire una simile opportunità, che farà? «Dovrà pagare il taxi ai clienti», risponde Giulio Colomba vicepresidente nazionale dello Slow food, nonchè governatore del sodalizio dei buongustai del Friuli Venezia Giulia. «Ma francamente - commenta - mi sembra eccessivo. I nuovi limiti al consumo di alcol posti dal Codice della strada finiranno con il danneggiare non solo la cultura del buon vino, ma anche chi lo produce e chi lo mesce».

Così si può riassumere il lamento corale, innalzato come una bandiera, da chi considera il vino un piacere, da centellinare e degustare in piacevoli convivi, e non soltanto un mezzo per facilitare l'oblio, l'ebbrezza e la trasgressione. «I limiti appena varati e ridotti da 0,80 a 0,50 grammi per litro ci rendono tutti arrestabili», sbotta, primo fra tutti, il consigliere regionale Mario Puiatti, dicendosi seriamente intenzionato a presentare una mozione e a coinvolgere sull'argomento l'intero consiglio regionale. «Bastano due o tre bicchieri a seconda del "fisico" per renderci la vita difficile - insiste Puiatti - e senza sortire alcun effetto contro l'alcolismo. Infatti, chi beve per vizio continuerà a farlo e a provocare incidenti. Mentre chi beve per piacere rischia di incappare in un controllo e di vedersi sospendere la patente o anche arrestare. Non è certo questo il modo per arginare gli incidenti stradali. Il problema dell'abuso lo si sarebbe dovuto risolvere in altro modo: non con controlli a campione, ma a tappeto fuori dalle discoteche, mandando via via i giovani a casa a piedi. I nuovi limiti, inoltre sconvolgono le abitudini di vita della nostra Regione, grande produttrice di vino di qualità e anche la sua economia».
Antonella Santarelli

FONTE: IL GAZZETTINO ON LINE


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