27.10.2005 | Cultura e Tradizioni

Grandi vini ... o tanto fumo negli occhi?

Lo spunto per questa carrellata tra amici ed addetti ai lavori mi è venuto dopo avere partecipato ad una manifestazione intitolata "Cento Bordolesi d’ Italia" tenutasi a Villa Gritti di San Bonifacio (VR). Nella mattinata si è tenuto un interessante convegno con la partecipazione di relatori di grosso calibro e di un folto pubblico...

Ha aperto la sessione dei lavori e l’ha coordinata egregiamente il collega Bruno Donati giornalista in quel di Bergamo il quale a ragione affermava che oltre alla qualità, oggi ormai cosa assodata in ogni regione italiana, quando andiamo a degustare un vino ricerchiamo anche il "terroir" ovvero il territorio di origine che è ciò che differenzia un vino dall’altro pur partendo dagli stessi cloni di viti.

Prendeva poi la parola il prof. Attilio Scienza docente universitario di Viticoltura che esponeva in modo coinvolgente ed appassionante la storia dei vitigni di cabernet e merlot che sono alla base del cosiddetto "taglio bordolese" spiegandoci come con l’avvento delle ferrovie nel ‘700 sia iniziata la vera rivoluzione nel mondo del vino con un allargamento dei mercati non solo della bevanda ma anche delle piante di barbatelle.

Affermava il celebre vivaista Gujot (dal quale prende il nome il famoso sistema di allevamento della vite) che: IL GENIO DEL VINO E’ NEL VITIGNO. Continuava il prof. Scienza nella sua relazione storico-scientifica comunicando che nel periodo inizio-fine fillossera, il tragico insetto che distrusse quasi totalmente il vitigno europa, esistevano circa 90 varietà di vitigni ma da noi in Italia arrivarono solamente quelli di alta qualità: cabernet/sauvignon, cabernet/franc, merlot e questi vitigni con l’introduzione del T.B. (taglio bordolese) sono stati una vera occasione per aumentare la qualità dei vini all’epoca prodotti.

Oggi ci possiamo confrontare con tutto il mondo con questi vitigni e non devono essere, come lo sono stati in passato, vitigni da correzione. Il convegno proseguiva con la relazione del dott. Giacomo Tachis, il padre del famoso e pluridecorato Sassicaia, il quale affermava che in enologia è quanto mai importante effettuare una selezione accurata dei vitigni per ogni zona e quindi bisogna studiare molto bene la natura in quanto, con il tempo i vitigni si adattano al suolo in cui vengono impiantati. Infatti solo in certe zone un vitigno manifesta la sua qualità: è la zona ed il clima che determinano la qualità piu’ o meno grande del vino prodotto. La differenza dei grandi vini di Bordeaux stà nel fatto che qui i vini prodotti hanno dei tannini "aristocratici" ed una grande personalità olfattiva.

L’Europa tutta in questo settore è all’avanguardia rispetto ad altre zone emergenti quali Cile, Australia, Stati Uniti ecc. in quanto ha un valore aggiunto che nessun’altro può vantare: secoli di storia, cultura e tradizioni. Concludeva la sua affascinante relazione con questa frase: il vino è un quadro che ha bisogno di tanti colori. Quindi alla domanda posta: IL Sassicaia fenomeno esportabile? Implicitamente ha risposto che non è possibile in quanto ogni terroir esprime le proprie peculiarità uniche e diverse da ogni altro.

Da un punto di vista piu’ umano e personale mi ha coinvolto emotivamente la storia raccontata da un piemontese il sig. Giulio Bertrand che andato in pensione dalla sua primaria attività, si è voluto misurare ed appassionare alla viticoltura ed olivicoltura in Sud-Africa acquisendo terreni ed impiantando ex-novo vigne ed olivi. Dopo un accurato studio dei terreni e del clima da parte di ricercatori universitari ha provveduto ad impiantare e coltivare le piante producendo ora un vino da T.B. ed un olio extra vergine di oliva, che a quanto mi hanno comunicato sono di ottima qualità.

Nel pomeriggio si è dato inizio alle libere degustazioni degli oltre 100 vini tutti da T.B. Ne ho assaggiati circa 10/12, non troppi a dire il vero, ma dovendo poi mettermi alla guida ho pensato bene di limitare……! Ho visto un capannello di persone accalcarsi vicino ad una bottiglia di vino ed il sommelier mi comunicava che aveva ricevuto disposizioni di stapparne una ogni ora. Stavo allontanandomi perché sono allergico a tale stato di cose, ma mia moglie che era con me, mi consigliava di aspettare pochi minuti che alle 15 in punto la tanto attesa bottiglia sarebbe stata stappata.

Si tratta di un supertuscan, il supertuscan per antonomasia, il piu’ famoso italiano nel mondo, il piu’ ricercato, inseguito e pagato. L’ho visto in qualche enoteca a 90/100 euro al pezzo ed allora la curiosità mi ha preso il sopravvento. L’annata in questione era la 2002, al naso i profumi erano fini ed intensi, di buona qualità, ma la vera delusione è stata quando l’ho degustato con molta attenzione: tannini duri, verdi, un vino di media qualità per il quale non sarei disposto a pagare piu’ di 7/8 euro e vi garantisco farei pure fatica a finire la bottiglia. Allora ho fatto delle riflessioni e considerazioni che vi scrivo, cosi’ che ognuno di voi abbia modo di valutarle, fare le proprie considerazioni e trarne un proprio convincimento.

Qualcuno dei presenti alle mie osservazioni mi faceva notare che questo vino non è da bere subito ma è stato ideato per essere conservato 20 anni ed oltre. Mi sono chiesto allora: quanti di noi appassionati e cultori del vino hanno la cantina appropriata, per conservalo al meglio; e chi inoltre è in grado di aspettare oltre 20 anni. No non credo che le cose stiano esattamente cosi: credo che questi siano vini saliti nell’olimpo degli Dei in tempi in cui la facevano da padrone nel mondo vinicolo italiano e mondiale, ma ora se ne trovano a iosa di vini come e migliori di questi, con dei prezzi sicuramente piu’ appropriati al valore intrinseco della materia contenuta all’ interno del vetro.

Tra i 10/12 assaggi effettuati in quella occasione ho trovato almeno 3-4 vini sicuramente migliori dal punto di vista sensoriale e di piacevolezza, ed in particolare un vino marchigiano che si è impresso nella mia memoria olfattiva-gustativa.

Il supertuscan me lo sono già scordato e vi garantisco che tra di noi non è scaturito amore a prima vista. Credo siano veramente finiti i tempi in cui si inseguivano le etichette famose, costose e blasonate, vuoi per l’avvento della crisi post-euro, vuoi per un innalzamento generale della qualità di molti vini e soprattutto della cultura enologica di molte persone appassionate ed addetti ai lavori.

Grazie cari amici lettori della vostra attenzione e come al solito: Prosit con i magnifici vini italiani dal taglio bordolese, ma non con il Supertuscan meglio lasciarlo a chi ama guardare le etichette e mostrare le bottiglie agli amici, anziché berle e goderne del contenuto!

Roberto Gatti
sommelier degustatore
Codigoro (Ferrara)
Email: gatti-roberto@libero.it
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