Il rapporto degli
italiani con il caffè è molto elementare: la maggior parte sa dire
con certezza se l’espresso che beve gli piace o no, ma non sa
indicare esattamente il perché. Per
scoprirlo il Centro Studi Assaggiatori ha applicato anche al caffè
il metodo d’indagine BST Analogico-Affettivo. Si tratta
di una tecnica che permette di delineare le emozioni che si provano
quando si beve un caffè: indagando sul lato emozionale del consumo
si scopre così perché alcuni caffè piacciono e altri invece sono
rifiutati.
La ricerca è stata presentata al “Forum
Scientifico sul Caffè n. 3” organizzato lo scorso 4
febbraio da
Centro Studi Assaggiatori,
Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè
e Istituto Nazionale Espresso Italiano
durante la fiera “Pianeta Birra”
in partnership con RiminiFiera.
La ricerca è stata condotta su cinque varietà di caffè provenienti
da varie parti del mondo: Congo, Nicaragua, Salvador, Kenya, Timor.
Grazie al BST Analogico-Affettivo è stato
possibile ricostruire l’universo delle emozioni e della associazioni
mentali legate a ogni tipo di caffè. Il nuovo test
utilizza infatti strumenti della psicologia e della semiotica che
non chiedono direttamente all’assaggiatore di descrivere le proprie
emozioni, ma lo fanno per analogia. I risultati sono delle
descrizioni particolarmente dettagliate.
«La varietà Kenya AA ad esempio è stata giudicata come un caffè
robusto e allegro, più adatto per darsi una sferzata di energia che
per una pausa di tranquillità, quindi migliore per la colazione o
sul lavoro o dopo il pranzo» racconta
Manuela Violoni, responsabile della
Ricerca e Sviluppo del Centro Studi Assaggiatori.
«Anche la varietà Pacamara di El Salvador ha generato emozioni
decisamente positive: gli assaggiatori hanno infatti immaginato e
descritto il produttore di questo caffè come competente, colto e
appassionato del proprio lavoro».
Decisamente meno bene invece il Congo: gli assaggiatori lo hanno
considerato assolutamente inadatto a qualsiasi consumo. Un dato che
non sorprende gli esperti dato che il Congo non è certo un caffè da
bersi in purezza ma da miscelarsi ad altri. Sorprende però che gli
assaggiatori che hanno giudicato scadente questo caffè, lo abbiano
poi trovato più tipico e familiare degli altri. E’ forse il
campanello di allarme che i consumatori si stanno purtroppo
abituando a caffè di qualità scadente?
Per maggiori informazioni
Sono disponibili le sintesi delle relazioni del
Forum Scientifico sul Caffè n. 3
Chi le desidera può scrivere a:
Carlo Odello -
Centro Studi Assaggiatori
(ufficio comunicazione e relazioni esterne)
comunicazione@assaggiatori.com
Tel.: 030 397308 |