03.09.2003 | Vino e dintorni

Le malattie della vite: fisiologiche, batteriche, fungine, virali

Definiamo la malattia per la vite: qualsiasi deviazione o perturbamento della struttura e nelle funzioni normali della pianta. Nel dare il titolo a quest'intervento avrei potuto scrivere: malattie di origine parassitaria o infettiva e malattie di origine non parassitaria. La sostanza, in ogni caso, non cambia.

Virus, Batteri e Funghi sono parassiti, provocano danni alla vite e ne alterano le funzioni, mentre le avversità fisiologiche possono essere indotte dal clima, da carenze nutrizionali, dall'inquinamento e dagli erbicidi. 

Il clima:
il calore dell'estate, la grandine, il fulmine, il gelo. Il calore estivo può provocare il disseccamento dei grappoli e delle foglie, per lo squilibrio tra le funzioni delle radici e la traspirazione della parte aerea. 

Le piante
in queste condizioni possono continuare a vivere o morire, dipende dalla loro tempra (il "colpo di sole" spesso uccide la pianta); è buona cosa prevenire il danno, tenendo fresco il terreno e conservandolo smosso e soffice. 

Le grandinate
possono essere precocissime, quando si verificano dal germogliamento al periodo subito precedente la prefioritura, precoci quelle coincidenti con la prefioritura e la fioritura, estive quando accadono sino all'invaiatura, tardive se capitano nel corso della maturazione: alle precocissime, pur scontando una ridotta produzione, la pianta dovrebbe reagire autonomamente; dopo le grandinate precoci potrebbe essere opportuno potare, operazione da non effettuare tanto più ci si sposta verso l'estate. Ad ogni buon conto se si decide di potare occorre farlo subito e non attendere l'eventuale reazione della pianta che tenderebbe a consumare le energie. 

La grandine
, provocando ferite sulle parti verdi e sui frutti, può favorire l'insorgenza di malattie fungine, occorre perciò controllare con attenzione le condizioni generali delle piante subito dopo l'evento.

La scelta del sistema d'allevamento
più utile alla difesa dalla grandine oltre alla presenza di teli antigrandine rappresentano accorgimenti che si accompagnano alle rilevazioni statistiche del fenomeno. Sulle gelate abbiamo detto in precedenza parlando dei danni climatici ma vale la pena di ritornare per aggiungere che: possono essere primaverili o invernali, nel primo caso, quando la T scende in primavera intorno ai -3°C, germogli e gemme rigonfie ci salutano mestamente; la pianta potrebbe comunque recuperare con le gemme secondarie o con le femminelle del germoglio; i trattamenti successivi variano da caso a caso ma la produzione si ridurrà e se si vuole prevenire si possono "creare" utili "nubi artificiali" con appositi fornelli mobili. 

Nel caso delle gelate invernali
, alcune varietà sono più sensibili di altre ma sono importanti le idratazioni dei tessuti della vite e la lignificazione dei tralci così come è più probabile il danno per le viti allevate a ceppo basso: nei casi gravi si taglierà al piede, in quelli meno gravi si opererà una potatura ricca, mantenendo più tralci e più gemme. 

Se un fulmine colpisce una pianta di vite
e se questa è unita con un filo di ferro alle altre sullo stesso filare potete serenamente mettervi all'opera per ripiantare tutto il filare. Le carenze riguardano elementi quali Azoto, Boro, Calcio, Fosforo, Magnesio, Manganese, Molibdeno, Zinco. Gli eccessi possono essere relativi ad Alluminio, Azoto, Boro, Manganese e Potassio; il disseccamento del rachide è dato da un "squilibrato" rapporto tra Potassio, Calcio e Magnesio. Consiglio di procedere con costanza ad analisi del terreno e a opportune correzioni e concimazioni nei tempi opportuni, come già indicato negli interventi precedenti. I danni da erbicidi chimici o ormonici possono essere gravi, ripercuotersi sul frutto e sull'elaborazione di esso (il vino); fitotossicità, danni simili a carenze, acinellature e colature, macchie clorotiche e necrosi: attenzione per voi e per la pianta, nella somministrazione e nelle dosi. 

Inquinamento:
i danni da ozono possono provocare curiose lesioni puntiformi della pagina superiore, lungo le nervature, sulle foglie che possono anche cadere. Solfuri e fluoruri causano necrosi e appassimenti. 

Veniamo agli attacchi virali
, alle patologie batteriche e fungine. Le malattie causate dai virus (che sono frammenti di acido nucleico e, nel caso dei vegetali, soprattutto acido ribonucleico) sono gravi, incidono con deperimenti e riduzioni quali-quantitative della produzione e causano "degenerazioni infettive": il complesso dell'arricciamento e il complesso del legno riccio raggruppano 6-7 virus che nella pianta di vite sono responsabili di danni alle foglie e ai tralci; in alcuni casi è stato individuato un "vettore", cioè un responsabile (in parole semplici un vermetto o un insettino o microscopici funghi) della trasmissione dell'infezione da una pianta all'altra. 

I sintomi sulla pianta
dipendono dalle condizioni ambientali, dal periodo in cui è avvenuta l'infezione e dalla reazione della vite: nell'arricciamento i lembi delle foglie sono "prezzemolati", i tralci subiscono deformazioni e anche sui grappoli può osservarsi acinellatura; nel legno riccio, per esempio, si verificano buchi e scanalature nella corteccia. Non è possibile lottare o difendersi dalle infezioni da virus ma si può prevenire facendo trattamenti ai terreni, utilizzando viti sane, selezionate e certificate e, in laboratorio, risanando con la "termoterapia" (utilizzo di tecniche specialistiche e calore). Tra le patologie di origine batterica (i batteri sono cellule) ricordiamo la tubercolosi batterica ( che può essere favorita dal gelo invernale e colpisce i tralci), la necrosi batterica, il mal nero della vite (colonizza la vite nei tessuti del tralcio, nelle foglie) e la malattia di Pierce (causata dalla Xilella fastidiosa). 

Le infezioni
possono essere influenzate dalle ferite della potatura, dal particolare andamento climatico e colpiscono tutte le parti della pianta; innanzitutto l'analisi visiva e le successive prove in laboratorio evidenziano il processo in atto. I batteri non si diffondono attivamente ma aderiscono alle gocce d'acqua, si appoggiano a particelle di terreno e vengono trasportati dagli attrezzi o dalle macchine operatrici, utilizzano il trasporto degli insetti. 

L'opera di prevenzione è costituita da:
corretta collocazione del vigneto, orientamento dei filari in rapporto all'esposizione e alla direzione del vento, scelta del portinnesto, gestione e lavorazione del vigneto ivi compresa l'eliminazione delle possibili fonti d'infezione. Alcuni funghi (costituiti da cellule più complesse ed evolute dei batteri) causano malattie importanti come la Peronospora, l'Oidio, la Muffa grigia, e poi ancora l'Escoriosi, l'Antracnosi, l'Eutipiosi e il Mal dell'esca. La Peronospora (Plasmopara viticola) attacca gli organi "verdi" causando imbrunimenti, giallumi e necrosi; sulle foglie si osservano le caratteristiche "macchie d'olio", collocate preferibilmente ai margini fogliari e un aspetto traslucido.

Anche l'Oidio, il mal bianco, proveniente dal nord del continente americano e diffuso in Europa sin dalla metà del secolo scorso, colpisce le parti verdi della vite e i primi sintomi sono costituiti da "ragnateline", visibili controluce, che colonizzano pagine superiori e inferiori delle foglie. I conìdi dell'Oidio ( forme di resistenza e vita del parassita) sono disarticolati dal vento e sparsi fino a 300 km/mese su aree che vengono perciò infettate. La Muffa grigia (Botrytis cinerea) si manifesta soprattutto in presenza di elevate umidità, provoca alterazioni interne al grappolo, modificando per la presenza dell'enzima "laccasi" il vino che se ne ricava; inoltre, ancora sul grappolo, apre la porta ad altri microbi dannosi che nell'uva e poi nel vino causano effetti nocivi. 

I rimedi sono costituiti da mezzi agronomici, chimici, biochimici
(nella veste di sostanze tossiche per i parassiti prodotte da altri microrganismi) e biologici, impiegati nei tempi opportuni. Concludo l'intervento con qualche riga sulla "Flavescenza dorata": è un fitoplasma (per rendere l'idea, un "batterio sbucciato", senza forma propria), è trasmesso per innesto e anche da un insetto che è lo "Scaphoideus titanus", le foglie presentano un andamento parallelo al germoglio, sono pallide e lucide con riflessi dorati, i tralci hanno difficoltà di lignificazione e tutta la vegetazione ha un aspetto "malato"; in assenza dell'insetto la Flavescenza in genere regredisce.

Il problema causato dalla malattia è costituito dall'impedimento del passaggio della linfa elaborata, il floema, a tutti gli organi che sono destinati a riceverla. Dati sperimentali e statistici non solo legano il rapporto causa-effetto tra Scaphoideus e Flavescenza ma tendono anche a dimostrare la scarsa incidenza della patologia correlata al "contenimento" della presenza dell'insetto-vettore. Siamo comunque pronti a descrivere, in presenza di evidenze in campo, i risultati che partono da presupposti diversi.

Paolo d'Abramo
Responsabile scientifico
Enologia e Viticoltura 

VINit.net
dabramo@vinit.net

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