Esistono almeno due
modi di scrivere Haiku che danno
vita a due stili diversi. Il primo stile è caratterizzato dal fatto
che uno dei tre versi (normalmente il primo) introduce un argomento
che viene ampliato e concluso negli altri due versi.
Il secondo stile produce Haiku che trattano due argomenti diversi
messi fra loro in opposizione o in armonia.
Questo secondo stile può attuarsi con due modalità: il primo verso
introduce un argomento, il secondo verso lo amplia e lo
approfondisce, il terzo verso produce un'opposizione di contenuto,
un capovolgimento semantico che in qualche modo ha però relazione
con il primo argomento. Questo sbalzo semantico può anche essere
sottilissimo.
Cimentarsi con gli Haiku significa
osservare il mondo con occhio attento. Costringe a
liberarsi delle sovrastrutture, delle parole inutili e superflue, di
tutti i concetti che contemporaneamente si affollano attorno ad un
evento, ad una esperienza, ad una sensazione. Ci spinge a "guardare"
e soprattutto a "cogliere" l'essenza di un accadimento di cui siamo
testimoni, la sostanza di una esperienza, il centro di una emozione.
Una grande scuola di vita e di riflessione.
Anche il ritmo recitativo dell'Haiku è importante.
L' Haiku è nato in Giappone nel
diciassettesimo secolo.
Deriva dal Tanka, componimento poetico di trentun sillabe.
Si scrivevano poesie Tanka già nel IV secolo. Il Tanka è formato da
cinque versi con una quantità precisa di sillabe per ogni verso: il
primo verso contiene cinque sillabe, il secondo sette sillabe, il
terzo cinque sillabe, il quarto sette sillabe, il quinto sette
sillabe.
Eliminando gli ultimi due versi si è formato l'Haiku.” (tratto dal
sito:
Cascina Macondo)
Da questa descrizione possiamo intuire che esista un legame fra
Haiku e vino, rappresentando quest’ultimo un’espressione dello
spirito d’osservazione dell’uomo nei confronti della natura: il vino
è il risultato dell’unione di forze (frutto e lievito) che senza
l’operato umano non verrebbero a contatto spontaneamente.
Un esempio può essere chiarificatore:
Fiori di vite
odoranti di pepe
diverranno uva
In questo Haiku la constatazione del ciclo vitale della pianta che
condurrà alla raccolta del frutto, è testimonianza di un’attenzione
che il vitivinicoltore pone come obiettivo primario nel suo lavoro.
Tale obiettivo viene però spesso posto in secondo piano, ci si
concentra maggiormente sul rapporto diretto esistente tra uomo e
vino, e su come questa “bevanda” possa influenzare gli umori e gli
stati d’animo delle persone:
Del vino amico
il sapido ricordo
di labbra secche
ecco quindi che l’essenzialità della poesia Haiku può aiutarci a
riscoprire il legame primordiale fra i tre elementi (frutto, uomo,
lievito) alla base del processo produttivo; ed è questo legame che
alcuni produttori stanno cercando di ristabilire, nell’ottica di un
vino che riesca a riappropriarsi di un’immagine slegata da una
semplicistica ottica consumista:
Il vino buono
regna sulle tavole
di chi è felice
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Mirco Mariotti
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