Offrimi quel vino che per me è alimento
dell'anima
Dammi di quello anche se il capo mi duole,
Metti nel mio palmo la coppa, perchè è tempo di favole
E questa vita fugge via come vento, dammi del vino!
In realtà per il Poeta il vino è uno
strumento con il quale parlare metaforicamente della vita,
e soprattutto per evadere un momento da essa, al fine di
evidenziarne la precarietà: secondo Khayyam,
infatti, la nostra presenza terrena si dipana in una serie finita di
attimi, e conseguentemente perdono i propri connotati i concetti di
passato e futuro, dimostrando così come di fronte al Creatore la
nostra posizione è passiva, dovendo noi subire il destino, il
percorso, che ci è stato riservato:
Vieni, accarezza le chiome di gentile
fanciulla
Prima che il fato ti infranga le membra.
Godi una coppa di vino finchè il tuo nome è sul Libro di Vita.
Il cuore domato dal vino non è preda di affanni.
Essendo quindi chiaro che la Terra costitusce per gli esseri viventi
e gli oggetti il comune punto di partenza e di arrivo, Khayyam
arriva a definire stretti legami fra l'uomo ed i prodotti che egli
ottiene dalla Terra stessa:
Allorchè recideranno il virgulto della mia
vita,
Le mie parti saranno sparse lontane una dall'altra,
Se dal fango mio allora modelleranno una brocca
Fatela colma di vino e io tornerò alla vita.
Siamo quindi in presenza di un approccio "alla pari" fra uomo e
vino, un approccio che può ricordare quello di alcuni filosofi
greci, come Socrate, che pur vivendo in un'epoca nella quale ancora
diffusi erano gli sfrenati riti dionisiaci, mai, a detta dei suoi
allievi, come Platone e Senofonte, si lasciava andare
all'ubriachezza.
Come scrive Massimo Donà: "Con
Socrate inizia una vera e propria nuova epoca della verìtà: si
profila l'idea di una verità che non si trova principalmente
nell'apparenza di tutto quello che appare; di una verità che, al
contrario, va cercata perchè ama nascondersi dietro un'apparenza
necessariamente ingannevole" (M.Donà,
"La filosofia del Vino", Bompiani, 2003); ed è da
questo stato di torpore che la nostra vita quotidiana costituisce, e
che la filosofia indiana definisce alla perfezione con il termine
maya, che occorre staccarsi per raggiungere uno stato di
consapevolezza superiore, e Khayyam ci suggerisce che il vino è uno
strumento eccelso per raggiungere tale livello di "grazia", che
però, ahimè, svelerà contemporaneamente il limite terreno della
nostra natura.
Dell'Eterno nè tu nè io conosciamo i Segreti
E questo enigma del mondo nè tu nè io conosciamo.
Il nostro incontro è nascosto da un velo:
Quando il velo cadrà, nè tu nè io rimarremo.
Se sono sobrio la gioia mi è nascosta da un
velo
Ma la mia Mente perde coscienza se bevo
C'è un attimo solo fra sobrietà e ubriachezza
Per cui tutto darei. E' quello la Vita!
Ulteriori note biografiche su Omar Khayyamsi possono trovare al
seguente link:
Omar Khayyam
Mirco Mariotti
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