Un vitigno che
tutti gli abitanti della zona conoscono come Uva d’Oro le cui
barbatelle - narra la leggenda - sembra fossero parte della dote
nuziale della principessa Renata di
Francia, sposa nel 1528 di Ercole II d'Este, durante il
ducato del padre Alfonso I.
Periodo questo di massimo splendore della casata degli Este, grande
cultrice della buona tavola come testimoniato in quegli anni dal
grande scalco di corte Cristoforo da Messisbugo nel suo libro
"Banchetti, composizione di vivande e apparecchio generale" del
1549.
Le recenti ricerche di Marcello Bertelli
autore del bellissimo libro "L'Uva d'Oro",
però, non solo hanno verificato l'inattendibilità di tale leggenda,
ma hanno scoperto che essa è frutto di errori, anche piuttosto
grossolani, di storici e georgici del XVIII secolo, che poi sono
stati riportati ed amplificati dalle generazioni successive fino ad
arrivare ai giorni nostri.
Rimane comunque il fatto che le testimonianze del nome Uva d'Oro
hanno origini secolari come ha dimostrato Bertelli, e quindi c'è da
chiedersi come mai i suoi cloni sono stati catalogati con il nome
Fortana in seguito al riconoscimento della Denominazione d'Origine
Bosco Eliceo nel 1989...
Recentemente ho trovato nel mio archivio un manoscritto che vi
riporto integralmente, e che racconta un piccolo aneddoto di vita…
la memoria è un dono che spesso trascuriamo, ed i ricordi sono
fugaci compagni che ci conducono in dimensioni del tempo e dello
spazio dalle quali siamo per sempre esclusi. Poter condividere i
ricordi, però, ci permette di creare situazioni in cui la realtà si
mescola ai desideri, generando un alone di fiaba e di sogno al
quale, di questi tempi, fa bene poter credere…
“Cari i miei ragazzi, a voi sembrerà una
cosa senza importanza quello che ora vi sto raccontando, ma per me è
stata un’emozione grandissima, e sento proprio il
desiderio di dirvelo. Perché quella sera seduta a tavola insieme a
voi ho sentito che col Signor Mariotti parlavate di vini di diverse
qualità, fra i diversi nomi che ho sentito uno mi è rimasto molto
impresso Fortana. Quel nome Fortana mi ha portata indietro nel tempo
perché io quel nome Fortana l’avevo sentito pronunciare più di
cinquant’anni fa da vostro padre mentre abbracciava un signore che
si era avvicinato al nostro banco, nel
periodo che noi facevamo il mercato a San Giuseppe di Comacchio.
Poi parlando mi raccontarono che erano stati compagni di guerra, e
per varie peripezie scoprirono di essere Ferraresi.
Ma la cosa più importante che vi volevo dire è che
quel famoso Tenente Fortana era il
proprietario dei vigneti che a quell’epoca si trovavano a San
Giuseppe, che dalla piazzola dove facevamo il mercato
arrivavano fino alla spiaggia.
Lui li aveva ereditati dal nonno o dal suo bisnonno, non mi ricordo
bene; comunque mi ricordo che ci aveva insegnato la stradina che
attraversando i vigneti ci portava sulla spiaggia dove potevamo
stenderci al sole o fare anche il bagno indisturbati. Sicchè cari
ragazzi miei, vi devo dire che a me quel nome Fortana mi ha fatto
rivivere un attimo la mia vita di cinquant’anni fa”.
Maffezzoni Maria,
vedova Cenacchi, nata il 13/09/1920
PS: ringrazio la Signora Maria Teresa
Cenacchi, proprietaria della storica "Trattoria
Volano" di Ferrara, per avermi permesso di divulgare il
manoscritto che Sua madre scrisse alcuni fa in seguito ad un
incontro con mio padre nei locali del ristorante.
Mirco Mariotti
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