10.03.2010 | Normative Inserisci una news

REACH: cos'è, a cosa serve, come funziona

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Il REACH è forse la più lungimirante creazione dell'Unione Europea. Ha sede a Helsinki, in Finlandia.

 

REACH è l’acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals (Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione delle sostanze chimiche).
Settore, questo della ricerca chimica, che vede il comparto agroalimentare come quello maggiormente interessato: agrofarmaci, additivi e quant'altro rientra nella produzione di alimenti e bevande è di assoluto interesse di REACH.

Il Regolamento REACH è entrato in vigore il 1° giugno 2007 e ha l’obiettivo di razionalizzare e migliorare il precedente quadro legislativo in materia di sostanze chimiche all'interno di tutti i paesi dell'Unione europea.

Il compito principale di REACH è quello di esaminare entro il 2018 le circa 30.000 sostanze e prodotti chimici attualmente presenti sul mercato in base alla loro pericolosità e inseriti in un database comune a tutti gli Stati membri.
Oltre a questo compito immane REACH si occupa naturalmente della valutazione, registrazione o restrizione delle nuove sostanze.

REACH si avvale di un portale web davvero molto ben fatto: completo, esaustivo e sopratutto "strumento" per la ricerca.

In base al principio NO DATA NO MARKET, senza la comunicazione dei dati richiesti all'Agenzia europea non sarà più possibile effettuare né l’importazione né la commercializzazione della sostanza chimica.

Il Regolamento prevede, in particolare, la registrazione di tutte le sostanze prodotte o importate nel territorio dell’Unione in quantità pari o superiore ad una tonnellata all’anno e questo è forse uno dei pochi limiti di questo organismo. Se infatti la sostanza chimica in questione fosse importata in quantità inferiori alla tonnellata, anche solo di un quintale, non rientra nell'interesse del REACH.
Su questa evidente stranezza si sta comunque lavorando al fine di rimuoverla dal regolamento.

La registrazione delle sostanze comporta, per i fabbricanti e gli importatori di sostanze e preparati (miscele di due o più sostanze), l’obbligo di presentare all’Agenzia europea una serie di informazioni di base sulle caratteristiche delle sostanze.

Uno degli aspetti più rilevanti è la possibilità, per i fabbricanti, i ricercatori e chiunque si iscriva al portale di REACH, di discutere e interagire, attraverso dei software (Reach-it e Iuclid 5) e dei forum appositamente creati (denominati SIEF), gestiti da ECHA, un organismo creato per sorvegliare e coordinare tutte le attività, su ogni aspetto relativo alle nuove sostanze che si vogliono registrare.

Solo per farvi rendere conto dell'importanza di questi strumenti interattivi in questo link è riportato l'elenco delle ultime 14 sostanze (cancerogene) per le quali è stata richiesta una autorizzazione. Chiunque interessato pertanto, grazie a Reach-it, IUCLID 5 e SIEF potrà intervenire e aiutare a risolvere i problemi relativi alla sicurezza di queste sostanze, fornendo dati, ricerche e quant'altro.

Ma la grande, epocale svolta di REACH, riguarda la ricerca sugli animali.
Finora infatti le sperimentazioni tossicologiche relative alle sostanze chimiche vengono svolte attraverso la sperimentazione animale.
Preso atto del fallimento ripetuto e costante di questo tipo di approccio, anche al fine di prevenire facili manipolazioni dei dati (usando animali diversi, o anche uguali, è possibile ottenere il risultato che si vuole) Thomas Hartung presidente del REACH, durante lo scorso VII Congresso mondiale sui metodi alternativi e l’uso di animali nelle scienze biomediche avvenuto lo scorso ottobre a Roma afferma che: “Come tossicologo dichiaro che non vi e’ alternativa a REACH, ma allo stesso tempo che non vi può essere REACH senza metodi alternativi alla sperimentazione animale”.

Insomma, guardate bene questa faccia perchè se domani si potrà avere una sperimentazione sicura, affidabile e senza l'inutile e incivile vivisezione animale lo si dovrà "molto" anche a quest'uomo, il presidente di REACH Thomas Hartung.

Nello scenario migliore, denuncia Thomas Hartung, per arrivare alla valutazione di tutte le sostanze a tutt'oggi in commercio da qui al 2018, saranno utilizzati ben 54 milioni di animali (141 milioni nello scenario peggiore) per avere dei dati di nessuna reale utilità scientifica.

Thomas Hartung e Costanza Rovida, una sua collega del Centro Europeo per la Validazione di Metodi Alternativi (ECVAM) di Ispra, in provincia di Varese, chiedono che di fronte a qualsiasi prospettiva i tossicologi e la stessa REACH si sentano impegnati a trovare metodi di valutazione della tossicità delle sostanze chimiche alternativi a quelli attuali, che non sacrifichino animali (siano essi 141 milioni, 54 o anche "solo" 2,6 milioni).

E offrono un'indicazione precisa: fare ciò che sta già facendo negli Stati Uniti il programma ToxCast dell'Environmental Protection Agency (EPA): valutare la potenziale tossicità degli agenti chimici con gli strumenti biotecnologici utilizzati dalle industrie farmaceutiche per scoprire nuovi farmaci. Funzionano meglio e senza sacrificare animali.

La sperimentazione animale infatti ha comportato, e continua a farlo, grandi errori e ritardi nella scienza, ne sono una testimonianza le migliaia di morti ogni anno per cause avverse ai farmaci, morti silenziose di cui nessuno parla, o del dato allarmante che il 90% dei farmaci non supera le prove cliniche, con un ingente spreco di fondi e menti che lavorano per produrre dati inutilizzabili, e un inaudito bagno di sangue, assurdo e assolutamente ingiustificato.

Insomma, questo è REACH: una svolta epocale nel mondo della ricerca per la ns. sicurezza e per la fine della vivisezione nel settore della tossicità agroalimentare.


Pierpaolo Paradisi


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