28.08.2009 | Eventi Inserisci una news

Vergogna : Bar in centro, stangata sui turisti ecco gli scontrini con i maxi conti

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Anche a Milano i bar si prendono gioco del turista. A dimostrarlo sono gli scontrini – quando vengono battuti – che in quattro casi su dieci sono decisamente più alti quando a ordinare è chi viene da fuori città. L’abbiamo sperimentato andando a passeggio per le strade commerciali del centro

La fregatura arriva sempre accompagnata da un sorriso. In alcuni casi (rari) anche da un paio di parole in inglese, stiracchiate. Sempre senza imbarazzo. Anche a Milano i bar si prendono gioco del turista. A dimostrarlo sono gli scontrini – quando vengono battuti – che in quattro casi su dieci sono decisamente più alti quando a ordinare è chi viene da fuori città. L’abbiamo sperimentato andando a passeggio per le strade commerciali del centro.

 

In due, ci siamo seduti in tavolini diversi del medesimo bar consumando le stesse, identiche cose: una con la piantina di Milano alla mano, una rivista francese e un inglese sicuro; l’altro con un quotidiano italiano, il casco e l’aria da milanese rimasto in città a lavorare. Il risultato? Tra spremute d’arancia, caffè, acqua minerale, toast e gelati in quattro locali su dieci la “turista” ha pagato molto di più, in un paio di casi addirittura il doppio. In altri tre casi, il conto era lo stesso, ma alla “straniera” non è stato consegnato lo scontrino fiscale.

 

GUARDA Gli scontrini a confronto

 

Mezzogiorno, galleria Vittorio Emanuele. Il nostro giro inizia dal Bar Sì, uno dei più affollati. Ci sediamo a pochi tavoli di distanza l’uno dall’altra e ordiniamo una spremuta d’arancia a testa. La cameriera parla male la lingua, ma dopo qualche scambio di frasi in inglese maccheronico capisce. Pochi minuti dopo arriva un bicchiere d’acqua sporcato con dell’arancia spremuta e accompagnato da un foglietto verde che indica la comanda. La bibita è di qualità scadente, ma non ci lamentiamo. Chiediamo il conto: sono 10 euro a testa. Soldi, che nel caso della turista, vengono intascati in nero.

 

Seconda tappa: corso Vittorio Emanuele. Al Bar del Corso arriva la prima vera stangata. L’ordinazione per entrambi è un decaffeinato e un bicchiere d’acqua. L’espresso arriva accompagnato da una bottiglietta di mezzo litro non richiesta, ma non importa. Al bar sono tutti stranieri, tranne il cronista di Repubblica, e mangiano quasi tutti una pizza dall’a ria scongelata. Se sei un turista, paghi il sovrapprezzo: 6,50 euro contro 4, oltre il 50 per cento in più. Proseguiamo sul corso e ci fermiamo al caffè di piazza San Carlo per un succo di frutta al tavolo. Arriva insieme a patatine e olive. Il menu – l’unico bar dove ci viene consegnato automaticamente – è in due lingue, ma la cameriera non conosce l’i nglese. La comprensione avviene a gesti e il conto è corretto: paghiamo entrambi 6 euro.

 

Da qui arriviamo fino in piazza e ci sediamo al San Babila Caffè, sotto i portici che portano in via Montenapoleone. È l’unico aperto nell’arco di decine metri. Di nuovo arriva la truffa, camuffata dietro la cortesia di un barista che fa di tutto per essere gentile. La straniera paga 4 euro, l’italiano 3. La tassa-straniero è del 30 per cento. Sono arrivate le due e decidiamo di mangiare qualcosa. La tappa successiva è in via Mercanti, al caffè Mercanti. Una ventina di tavolini all’aperto che guardano le guglie del Duomo. Il giovane cameriere è il solo che conosce l’inglese. Ci sediamo e ordiniamo un toast e una bottiglietta d’acqua minerale. Il conto si salda alla cassa. Lì una signorina sorridente batte lo scontrino fiscale: la straniera spende il doppio, 10,50 euro contro 5,30.

 

Arrancando nella canicola delle 14.30 proviamo il gelataio La voglia di via Dante. Onestissimo. Tutti e due spendiamo 5 euro per una coppa alla crema. Al bar successivo, il Caffè de Ville, quasi in piazza Cadorna, il conto per lo straniero è di nuovo salato: un caffè al tavolo 3 euro, mentre il milanese ne paga solo 1,50. Torniamo in Galleria e questa volta proviamo il prestigioso Savini. I camerieri, in divisa nera, sono molto solerti. La spremuta questa volta è ottima – le arance sono state spremute al momento – e il conto identico: 10 euro.

 

Il giro si conclude con una tappa veloce ai tavoli del Bar Duomo, vista cattedrale con un’acqua minerale da 3 euro per entrambi – anche se alla straniera non viene fatto lo scontrino – e con un ultimo caffè al Bar Brera, proprio di fronte alla Pinacoteca. Anche qui niente ricevuta per chi viene da lontano, ma almeno il prezzo è lo stesso: 1,60 euro.

 

( Fonte La Repubblica-Milano )

 

Considerazioni di Winetaste

 

Questi comportamenti truffaldini e disonesti vanno perseguiti, perchè il danno per tutti gli esercizi pubblici, per il nome dell' Italia e per il turismo nazionale, è immane !

Serve una proposta di legge che sospenda per la prima volta, di almeno 1 anno la licenza, ed in caso di recidiva la revoca totale. Sono convinto che questi atteggiamenti diminuirebbero a dismisura.
Roberto Gatti

 


Tag: milano, prezzi, scontrini, truffa, repubblica, turisti, bar disonesti


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