19.03.2007 | Cultura e Tradizioni

Nuragheisa: la bottiglia tipica di Sardegna

Il vetro, o meglio i contenitori in vetro erano già conosciuti fin dai tempi dei Romani, che li usavano più che altro per riporre gli unguenti e gli oli balsamici. La bottiglia in vetro, non come la conosciamo noi oggi, fu opera degli inglesi ed il primo vino che ebbe l'onore di alloggiare dentro questo elegante vestito fu lo champagne, non certamente quella prelibatezza che gustiamo in tempi odierni.

Le varie forme dei contenitori per il vino o altro si sono evolute nel tempo per favorire l'affinamento, il trasporto ecc... fino alle moderne bottiglie, nelle varie capacità e colori che oggi conosciamo. In origine le bottiglie erano concepite al fine di indicare la provenienza del prodotto o il loro contenuto, per lo più erano francesi.

La 'bottiglia bordolesa' indicava che il vino contenuto proveniva da Bordeaux. La 'borgognotta' dalla zona della Borgogna. La 'clevelin', oltre ad indicare la provenienza indicava anche la capacità di 0,62 cl, il che significava che da 100 L. di mosto appena svinato ne rimanevano solamente 62 L. quando era giunto a maturazione.

La 'bottiglia champagnotta' era per i vini originari della zona della Champagne; la 'forma ad anfora' stava ad indicare i vini prodotti in Provenza, la 'renana', o, 'alsaziana', i prodotti di detta zona. In tempi non molto remoti e non solo per ragioni patriottiche, queste erano le bottiglie che si utilizzavano, anche se oggi vengono usate in tante nazioni e per prodotti diversi dal vino.

Con il passare del tempo, sull'esempio francese si sono susseguite altre forme, non solo per il vino, ma anche per distillati e altri liquidi. In Italia il contenitore più famoso è certamente il 'fiasco' che, tra i suoi pregi, ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo il Chianti, quindi esso si identificava nel fiasco, rivestito di un intreccio di erbe palustri, e con la Toscana.

Altra bottiglia non meno famosa è 'l'anfora', che caratterizza tuttora il Verdicchio dei Castelli di Jesi ed il suo produttore, quindi a colpo d'occhio l'anfora indica: Verdicchio, azienda e regione. Ancora in uso e' la bottiglia 'marsalesa' usata per il vino di Marsala, simile ad una bordolesa ma con il collo a forma di foglia di ulivo che sta ad indicare che in Sicilia non c'è solo Vino ma anche del buon olio.

La 'Genzana' fu creata ai suoi tempi per la valorizzazione dei vini di Genzano, in Lazio. La bottiglia 'albeisa', più elegante della borgognotta, per i vini del comprensorio di Alba, già di per sè famosi (Barolo, Barbaresco, ecc), in Piemonte. Esistono poi delle forme di bottiglie personalizzate di aziende che commercializzano i propri prodotti in bottiglie diverse dalle solite per favorirne il riconoscimento.

Con alterne fortune si è tentato di commercializzare vini in bottiglie monodose con forme e disegni impressi o in rilievo di località indicanti l'origine del prodotto. Da queste brevi e sicuramente incomplete considerazioni sulle bottiglie è nata l'idea di ricreare la ''Nuragheisa''.
 

Frequentando i corsi di assaggiatore e di sommelier la domanda che mi ponevo era: ''E' possibile creare una bottiglia che rappresenti la Sardegna e, nel contempo renda riconoscibile la provenienza del prodotto, sia maneggevole, elegante e che dia valore aggiunto ai prodotti in essa contenuti?''. La bottiglia nuragheisa ha ricevuto tanti lusinghieri apprezzamenti sia dai produttori interessati che dalle autorità politiche che hanno avuto occasione di visionarla.

E' riconoscibile a vista d'occhio la provenienza del prodotto, è elegante, ha presa facile per la sua particolare forma tronco-conica, è adatta al contenuto di tutti i prodotti sardi, ma soprattutto non è la classica bottiglia che una volta vuota diventa ingombrante e quindi da buttare, al contrario essa diventa un oggetto di arredamento.

E' auspicabile che in questa folle corsa della globalizazzione dove tutti tentano di imporre tutto a tutti, spesso a discapito della qualità e provenienza, ci si orienti anche sull'origine e provenienza del prodotto, in aggiunta alle scritte sulle etichette. Questa bottiglia non ha bisogno di etichetta per indicare la provenienza, eccezion fatta per le diciture di legge.

La sua storia completa si può conoscere visitando il sito Nuragheisa.it. Eventuali profitti derivanti da questa idea in parte e parti uguali saranno devoluti al fondo Edo Tempia di Biella, che si occupa di cura e ricerca sul cancro, ed in egual misura ad un ente che in Sardegna si occupa di cura e ricerca dell'anemia mediterranea. Concludendo, ad ogni bevanda il suo bicchiere, a condizione che sia contenuto nella bottiglia adatta.


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Ennio Pilloni
E-mail: nuragheisa@yahoo.it 
Biella - 17/5/07

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