Gli attivisti dell’associazione ecologista, mascherati da polli giganti, hanno distribuito le liste che riguardano produttori di pollame, uova, suini, pesci d'allevamento, e piatti pronti preparati con ingredienti provenienti da animali nutriti con mangimi "con o senza ogm". Oggi la maggior parte degli ogm che entrano nella nostra catena alimentare passano attraverso i mangimi animali, composti in gran parte da mais, soia o colza geneticamente manipolati. "I produttori non sono tenuti per legge a dichiarare la presenza di ogm nei mangimi e di conseguenza i consumatori non sanno se i prodotti che acquistano derivano da animali nutriti con ogm,” spiega Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace, “con queste liste, vogliamo dare la possibilità ai consumatori di scegliere prodotti senza ogm e far capire loro che hanno un grande potere, quello di orientare il mercato verso la sicurezza alimentare. Rispetto alle prime liste, pubblicate nel '99, molti prodotti non sono più segnalati in rosso, grazie alla pressione dei consumatori. Ora il problema si è spostato prevalentemente sui prodotti di origine animale". Le informazioni sui prodotti sono state fornite a Greenpeace direttamente dalle aziende. Le liste sono caratterizzate da un semaforo: in verde sono i prodotti per i quali le aziende hanno assicurato di non usare ogm, in arancione le aziende che sono in una fase di transizione, ossia che si stanno impegnando per diventare "ogm free", ed in rosso, infine, le aziende che non hanno garantito di escludere l'utilizzo di mangimi ogm o che si sono rifiutate di rispondere. Poiché il mercato è in costante evoluzione, la lista, costantemente aggiornata e arricchita, è reperibile presso il sito web di Greenpeace Italia Fonte: Slow Food |