14.07.2003 | Cultura e Tradizioni

Olive da olio: previsioni campagna 2003/04

Per la campagna 2003/04 è previsto un incremento della produzione di olive da olio nell'area del Mediterraneo, ma non anche in Italia. Questi i primi risultati delle stime Ismea, a circa quattro mesi dall'inizio delle operazioni di raccolta. In base a queste prime valutazioni, l’olivicoltura mediterranea - che rappresenta circa il 90% dell’intera olivicoltura mondiale - nella prossima campagna registrerà un andamento complessivamente positivo.

Un andamento positivo, sebbene la situazione si profili differenziata nei principali paesi produttori. Per Spagna, Tunisia e Marocco la tendenza è prevista positiva; in Grecia, Turchia e Siria si stima una flessione; in Italia, invece, si ritiene che la produzione non abbondante non dovrebbe discostarsi dal dato della precedente annata.

Segnatamente, nel nostro Paese, le attese per un'abbondante campagna di "carica", giustificate anche da un inverno piovoso, sono state compromesse in parte dalle gelate primaverili ed in parte dalle alte temperature del mese di giugno che hanno condizionato la delicata fase della allegagione. Se tali previsioni verranno confermate, la produzione italiana di olive da olio per il terzo anno consecutivo non sarà eccezionale.

Si evidenzia, inoltre, che nello scenario italiano, come già riscontrato in quello mediterraneo, sussistono differenziazioni a livello regionale e per areali di riferimento. Nel Centro Nord si segnala il netto calo delle produzioni di Umbria e Toscana - dovuto essenzialmente alle gelate della metà di aprile - e la flessione di Liguria e Marche, la controtendenza delle piccole olivicolture delle zone DOP del Nord Est e la buona tenuta della produzione laziale. Nel Sud, soltanto la Puglia, trascinata dall’ottima annata della zona Nord (Foggia e Bari) e la Basilicata evidenziano un progresso rispetto alla campagna precedente. Le altre regioni, a parte il Molise che denota ancora una situazione instabile, segnalano un netto calo delle produzioni, probabilmente meno marcato in Sardegna, già reduce da una campagna di "scarica".

Fonte: Ismea

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