13.06.2001 | Prodotti Tipici

PARMA CONTRO HELSINKI E BARCELLONA

siamo in vista di portare a casa un grande affare d'immagine: fare di Parma l'Authority, il centro dell'alimentare italiano ed europeo

Edoardo Raspelli MARIO Giordano non era ancora direttore di Studio Aperto ; con la sua voce stridula ma con la sua eloquenza efficace conduceva su Rai3 Mille e una Italia . Io ero collegato da Milano, da Roma rispondeva il ministro delle Politiche agricole Alfonso Pecoraro Scanio. Si parlava di prodotti tipici, si discuteva della precarietà delle posizioni italiane a livello europeo. Io mi scagliavo, in particolare, sul fatto che potesse chiamarsi «olio extra vergine italiano» bottiglie fatte con olio o con olive di qualunque provenienza purché imbottigliate in Italia. Era (meglio: è) una cosa scandalosa voluta, e sino a oggi ottenuta, dalle grandi lobby, dalle grandi industrie oleicole, in particolare quelle italiane, cui non pareva e non pare vero di poter comperare olive o oli a basso prezzo da Tunisia, Marocco, Algeria, Grecia... e venderlo come se venisse dalle placide colline toscane o romagnole. «Come mai siamo alla mercé dell'Europa?» domandava Giordano al ministro e Pecoraro Scanio rispose: «Perché negli ultimi 40 anni i nostri funzionari a Bruxelles hanno pensato più ai fatti loro che all'interesse del nostro paese». Oggi siamo in vista di portare a casa un grande affare d'immagine: fare di Parma l'Authority, il centro dell'alimentare italiano ed europeo. Incrocio le dita, visto che il nostro peso politico è ancora scarso, in campo agricolo, ma non credo che Helsinki, le sue renne e i suoi salmoni possano competere con l'immagine di qualità della città emiliana. Meno perplessità su Barcellona, che conta anche sommi ristoranti, soprattutto oggi che uno chef internazionale come Ferran Adrià, appagato di aver preso per il naso mezzo mondo con la sua cucina del sifone, sta tornando alla gastronomia del territorio... Ma il problema è un altro: Parma, il suo nome, le sue iniziative, difenderanno il grande prodotto italiano? Saranno il baluardo della qualità, in Europa e in casa nostra, oppure solo il tornaconto per la grande industria? Parma e il suo territorio vogliono dire industrie di valore e di numeri nel settore dell'inscatolamento alimentare, nel settore della pasta. Ma la città e la provincia del bel canto e della Gazzetta sapranno difendere, anche, il sommo artigianato alimentare di casa nostra? Il culatello di Zibello, prodotto a Denominazione d'Origine Protetta dall'Europa, rimarrà il gioiello nato da un severo disciplinare o Parma, allargando spazi e annacquando regolamenti, permetterà che la piccola Zibello si accresca e che i mesi e le tecniche ancestrali di stagionatura si accorcino per accontentare le esigenze industriali? Parma difenderà il vero Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia, prodotto artigianale fatto solo con mosto d'uva cotto rappreso e a lungo invecchiato, o accetterà lo spudorato Balsamico (senza la magica paroletta «Tradizionale») che si vorrebbe produrre da Napoli a Borgomanero allungandolo con volgare aceto, colorandolo con caramello e decolorandolo con acqua? Se Parma sarà la città-baluardo della qualità, industriale e artigianale, ben venga l'Authority, se no tanto meglio che l'Authority vada in Finlandia: mazziati sì, ma almeno non cornuti.

(LASTAMPA)

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