25.02.2005 | Cultura e Tradizioni

Pomodoro multiuso

Secondo gli studi del CNR di Pozzuoli le bucce del pomodoro potranno essere utilizzate per realizzare shopper biodegradabili. La dottoressa Barbara Nicolaus: “Una scoperta che limita i danni ambientali”. Chi l'ha detto che solo il maleodorante e sporco petrolio può creare materiali così funzionali come la plastica? Oggi anche il pomodoro può farlo mettendo in pericolo il suo monopolio...

Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Istituto di chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pozzuoli, diretto dalla dottoressa Barbara Nicolaus, in collaborazione con l’Istituto di Chimica e Tecnologie dei Polimeri del CNR di Pozzuoli e con l’Istituto di Biochimica delle Proteine del CNR di Napoli.

Il progetto, partito due anni fa e finanziato dal Ministero della Ricerca, ha avuto per obiettivo l’estrazione e la purificazione di polisaccaridi ottenuti dagli scarti della lavorazione del pomodoro e la riconversione di questi ultimi in buste di plastica biodegradabili. In meno di un mese il CNR di Pozzuoli ha cucinato una caprese che potrebbe risollevare l’economia della Campania. Dopo il gel che conserva la mozzarella per 30 giorni (vai qui) e che darebbe al latticino la possibilità di fare viaggi intercontinentali mantenendo la sua freschezza originale, le bucce di pomodoro sostituirebbero la plastica inquinante, fornendo diversi benefici alle aziende campane, fornitrici della metà dell’intera produzione nazionale di pomodori.

“Il progetto infatti è partito in contatto con le aziende e c’è stato subito un forte interesse sia da parte degli industriali conservieri sia da quelli che producono polimeri - spiega la Dottoressa Barbara Nicolaus - Siamo ancora in fase sperimentale, tutto è stato fatto con dei piccoli prototipi di laboratorio, ma le industrie locali intendono mettere a punto la tecnologia anche se ci vorrà almeno un anno per definire la validità economica dell’operazione”. Un’operazione che creerebbe nuovi posti di lavoro, risolverebbe i problemi legati all’eliminazione degli scarti dell’industria conserviera, alla riduzione di costi, al miglioramento del sistema di raccolta e soprattutto allo smaltimento dei rifiuti o dei residui invenduti. Sacchetti al pomodoro o buste di plastica? Come se non bastasse i cittadini si troveranno davanti a uno dei tanti bivi economico-ambientali che li assillano quotidianamente.

“Vista l’elevata sensibilizzazione sull’ambiente il cittadino sceglierebbe le buste al pomodoro, ma ovviamente tutto questo dipenderebbe dal prezzo - continua la ricercatrice del CNR - Sebbene al momento non sappiamo quanto si potrà produrre, noi non pensiamo assolutamente alla produzione di sacchetti che non soddisferebbero neanche l’un per mille della popolazione. In realtà vogliamo creare film per la protezione agricola, ovvero le pellicole che ricoprono le serre e che gli agricoltori bruciano causando danni ambientali”. Una significativa iniziativa che limiterebbe l’inquinamento in Campania sotterrata ormai dai cumuli di immondizia. L’ortaggio emigrato dall’America non sarà soltanto l’ingrediente della dieta mediterranea, ma anche l’ambasciatore di una nuova politica ambientale partita da Napoli per diffondersi all’estero visto l’interesse di alcuni distretti conservieri stranieri. “Il vero successo di questo lavoro è legato al pomodoro - conclude la Nicolaus - un prodotto unico che si lavora in tutto il mondo”.

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Fonte: Campaniasuweb

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