Piccola guida sulle caratteristiche del tartufo bianchetto, fratello minore del più famoso tartufo bianco pregiato.
Parte oggi la campagna di raccolta del tartufo bianchetto, tornano così al lavoro i trifolai dopo la breve sosta dopo la chiusura della campagna del bianco pregiato.
Il tartufo bianchetto o marzuolo può essere confuso con il tartufo bianco pregiato, dal quale differisce per la minore pezzatura dei suoi capofori, il suo odore intensamente agliaceo e meno gradevole, il periodo di maturazione e le differenti ornamentazioni delle spore.
Il suo nome scientifico è Tuber borchii Vittadini, comunemente chiamato bianchetto o marzuolo, nomi che si riferiscono rispettivamente, al colore esterno dei suoi carpofori ed al mese principale durante il quale gli stessi tartufi maturano.
La pezzatura varia mediamente dai 2 ai 7 centimetri di diametro, il suo odore è intenso ed agliaceo, assimilabile all'acetilene.
Il periodio, ossia la parte esterna dei tartufi è sottile, liscio, di colore variabile dal bianco sporco all'ocraceo-rossastro, bruno-aranciato o bruno-violaceo.
La Gleba, la parte interna del tartufo, è bruno-rossastra, scura, molle, percorsa da venature grossolane, ramificate e biancastre.
Dove è possibile trovare il tartufo bianchetto?
Essendo questa varietà, una specie molto rustica, che vegeta dal livello del mare fino ad oltre 1000 metri di quota in molte e varie tipologie di terreno da quelli sciolti e sabbiosi delle pinete costiere a quelli più compatti di collina. Grazie alla suddetta caratteristica, questa specie di tartufo può essere impiegata per la realizzazione di impianti tartufigeni e per attività di rimboschimento.
Il bianchetto ha un valore economico mediamente pregiato, si colloca poco sopra lo scorzone estivo e molto al di sotto del valore economico del bianco pregiato (Tuber Magnatum Pico), un ottimo compromesso per chi vuole godere del profumo del tartufo senza svenarsi a causa del costo estremamente esoso del tartufo bianco pregiato.