12.05.2006 | Itinerari del Gusto

Sui Colli Piacentini per torrenti vinosi

Con il ritorno della primavera riaffiora la voglia di enovagare... Torna puntuale a raccontarci le sue avventure vinose, l'enovago Pierfrancesco che questa volta ci porta sui Colli Piacentini tra vino e trekking all'aria aperta. Da Piacenza partono tre bellissime valli che si incuneano negli appennini i cui nomi riflettono quelli dei fiumi che le percorrono: la val Trebbia, la val Tidone, la val Nure e la val d’Arda.

La Val Trebbia è forse la più bella naturalisticamente parlando. Partendo da Piacenza la si inizia a percorrere andando verso sud e puntando decisamente verso l’Appennino. Si inizia subito ad avvertire un senso di ritorno al passato. Le case spariscono, il verde si fa sempre più a perdita d’occhio. Un castello, quello di Rivalta, segna il passaggio dalla pianura alla collina.

E’ eretto su una riva del fiume Trebbia - nella foto - (alta appunto) e da lì domina la pianura. E’ da queste parti che i romani “le presero” da Annibale e si rifugiarono nella città di Piacenza.

Dopo Rivalta, rimanendo sulla destra del Trebbia, si passa nel verde. Si vedono già le viti, presagio di una cena a base di uno dei vini più famosi di queste parti, il Gutturnio. Questo vino, il cui nome deriva da una coppa romana, il Gutturnium, utilizzata ai tempi dei romani, è a base di Barbera e Bonarda (Croatina). Ricordo che l’uva Barbera è diffusa soprattutto in Emilia, in Piemonte ed anche in Lombardia. Si passa vicino al Trebbia ed il suo greto è affascinante: acqua verde, sassi bianchi, si allarga e si stringe, lo si passa più volte ed i suoi ponti lasciano vedere la pianura in lontananza e la collina o meglio sempre più la vera montagna in arrivo.

La vista verso l’alto non è disturbata da case o costruzioni dell’uomo, ma è deliziata solo dagli alberi e dalle curve delle colline. Sembra di essere tornati in quel film, “Non ci resta che piangere”, perché ci si immedesima nei pellegrini diretti a Roma e si pensa a come dovevano attraversare questa valle nei tempi antichi. Ed così anche gli abati di Bobbio, nostra prossima destinazione, dell’abbazia di San Colombano. Da Bobbio si attraversa il Trebbia tramite il bellissimo ponte gobbo o del diavolo. Ancora oggi si può provare l’emozione di rifare quel passaggio, solo a piedi per fortuna.

Noi si dorme all’albergo Filietto, a 600 metri di altezza, prima di arrivare a Bobbio si va verso la costa di Mezzano Scotti, indicato da un cartello della strada dei vino e dei sapori tipici dei colli piacentini (ottimo presagio!). Tra l’altro è molto economico ed essenziale così da lasciarci concentrare meglio sulla vista e sul silenzio che si godono qui. Lo si può definire un balcone d’Italia.

La famiglia che ci accoglie è anche produttrice di vini. Produce, oltre al Gutturnio (fermo e frizzante) ed al Trebbianino, un ottimo Sampagnino. Il nome potrebbe lasciar pensare ad una storpiatura del francese, ma il fatto è voluto. Infatti riporta il nome che storicamente da queste parti si dava allo spumante fatto con le uve bianche locali, tra cui la malvasia e l’ortrugo. Con l’aggiunta del pinot nero gli si vuole dare un po’ di struttura ed ecco un ottimo spumante molto floreale e con un ottimo perlage. Sono soci storici della FISAR già dall’82. La sera scendiamo a Bobbio per mangiare alla Trattoria S. Nicola mentre ceniamo fuori lampeggia ma non sentiamo il rumore della pioggia perché i muri del ristorante sono quelli di una volta.

Il servizio del vino prevede la possibilità “a bicchiere” e così assaggiamo un ottimo Gutturnio un po’ barricato.

Le pietanze sono ottime e tipiche.

La mattina decidiamo di sconfinare nella vallata vicina, la val Nure, dal passo del Marcatello a 1.053 metri. Ma prima vediamo Marsaglia con il bellissimo abitato di Brugnatella (nella foto sopra) da dove c’è un bellissimo panorama sul fiume Trebbia con tanto di capre selvatiche.

La vallata vicina è meno caratteristica e più montana. Arriviamo a Bèttola (famosa per le sue 33 osterie di un tempo) e ci fermiamo a mangiare all’Antica Locanda 2 spade dopo aver visto una fiera di cavalli di montagna molto caratteristica. Beviamo il “solito” Gutturnio frizzante assieme a salumi con la “torta fritta” fatta secondo una ricetta “segreta” del ristorante, i Pisarei e fasoi ed anche delle ottime “caramelle” ripiene di ricotta (una sorta di ravioli caserecci).

Forse il posto dove abbiamo mangiato più deliziosamente. C’è poi Ponte dell’Olio chiamato così non per l’olio alimentare ma per il petrolio. Infatti si estraeva già nel 1700. Ci sono anche le fornaci romane per i mattoni. Tutta la valle era estrattiva. Il nome di un altro paese è Ferriere.

La vallata più ad ovest, invece, è la Val Tidone (ed anche la val Luretta) dove si trovano bellissimi castelli tra i quali la bellissima Rocca d’Olgisio a Pianello Val Tidone, un vero e proprio complesso fortificato, una piccola cittadella. All’interno un bellissimo prato da il benvenuto ai visitatori. Sopra l’ingresso c’è addirittura un Bed and Breakfast per chi non ha paura dei fantasmi….

Verso il ritorno a sud est di Piacenza si trova la valle d’Arda con Castell’Arquato dove è possibile visitare il centro storico ed immergersi nello stupendo dedalo di viuzze. Sulla sommità della collina (perché appunto il paese si trova su un colle) c’è la rocca, bellissima.

Ma più interessante ancora sono tutte le zone intorno, tra cui Veleia, dove si possono vedere i resti del mare che “ricopriva” tutta la pianura padana ed in questi posti ci sono i fossili addirittura di balenottere. Infatti il mare ritirandosi ha formato 5 milioni di anni fa una serie di laghi dove sono rimasti intrappolati moltissimi animali, come anche sopra Vicenza e Verona.

Per chi voglia ulteriori notizie, consigli, riferimenti ed altro, può contattare via email l’ Enovago Pierfrancesco (pmarvulli@gmail.com) che sarà felicissimo di rispondervi.

Saluti!

Link utili:

Alessandro Maurilli. Giornalista, toscanaccio purosangue cresciuto tra i filari del nonno dove tra una puntura di ape nel periodo della vendemmia e un acquazzone improvviso a primavera ha scoperto fin da piccolo la passione per il vino. Email: enovago@vinit.net
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