24.05.2002 | Vino e dintorni

Terredora - Grape's art in Irpinia

Cantine Aperte è l’occasione per “esplorare” una terra che affonda le sue radici in un passato glorioso e che va, sempre di più, verso un futuro legato alla valorizzazione delle produzioni tipiche...

Irpinia: un tempo terra di feudi, di confini segnati dalla peculiarità dei luoghi e lungo cui vennero via via erette rocche fortificate, torri di avvistamento e castelli. Come un aereo, fantastico vascello che naviga nell'azzurro, si erge Montefusco, a circa 700 m. d'altitudine, fra le valli dei fiumi Calore e Sabato, naturale confine tra le province di Avellino e Benevento. Il piccolo borgo sviluppatosi in epoca normanna con funzioni prevalentemente strategiche, data la sua particolare posizione naturale, divenne tra il XII e il XIII secolo uno dei centri fortificati e amministrativi più importanti del circondario, tanto da divenire capoluogo della Provincia di Principato Ulteriore, conferendo alla cittadina ruolo e funzioni prestigiose, che solo nel 1806 cederà alla città di Avellino.
Ai piedi dell'antico borgo che conserva l'assetto urbanistico di un tempo, trovi, incastonata nello scenario naturale di Serra di Montefusco, le cantine TERREDORA, poste quale ideale baricentro dei vigneti di proprietà dislocati a raggiera nelle zone più vocate per la coltivazione della vite in Irpinia.
Da un'antica tradizione che anima il presente nascono, dunque, i vini di TERREDORA, la cui storia è quella di uomini forti e tenaci legati alle Terre di Campania da un’atavica passione per la coltivazione della vite.
Walter Mastroberardino e i suoi figli Paolo, Lucio e Daniela Vi accoglieranno per accompagnarVi nella visita guidata delle cantine e per farVi degustare i loro vini, pregevole frutto della natura che mani sapienti assecondano.

Cantine TERREDORA
Indicazioni stradali : 
Terredora è raggiungibile 
-dall’uscita di Bevenento, autostrada A16, Napoli-Bari, e seguendo le indicazioni Dentecane, Montefusco.
-da Avellino: imboccare la Variante Est, superato il casello dell’autostrada Avellino est, continuare lungo la S.S. 7 bis, oltrepassare l’abitato di Pratola Serra, lasciarsi sulla sinistra il bivio di Tufo e, poi, quello si Santa Paolina e proseguire lungo la “vecchia Serra” fino all’incrocio per Montefusco, Montemiletto, Dentecane e, quindi, imboccare la discesa per Dentecane.
Iniziative collaterali: 
-Esposizione nell’aula consiliare del tombolo, antica arte introdotta in epoca Aragonese e che, da allora, si tramanda di generazioni in generazione con le lavorazioni del Fiore, della Mezza Passata, della Foglia d’Uva e della Spina di pesce.
-Apertura del Carcere Borbonico di Montefusco nei sotterranei del Comune.
Il vecchio maniero, già ristrutturato da Federico II di Svevia per essere elevato a castello imperiale, fu ampliato per ospitare il Tribunale Provinciale della Regia Udienza, con annesso Carcere giudiziario. Quest’ultimo, in particolare, divenuto ben presto tristemente famoso per la sua durezza e per l’insalubrità dei locali, nel 1852 fu destinato esclusivamente, come luogo di confino, ai detenuti politici: Nicola Nisco, il Castromediano, Carlo Poerio, Michele Pironti, tra i più illustri, ne tramandarono l’infelice memoria. La ristrutturazione eseguita tra il 1734 e il 1736 gli conferì l’aspetto architettonico attualmente ancora leggibile: un lungo sotterraneo con arcate a tutto sesto poggianti su grossi pilastri e pareti in parte scavate nella roccia, diviso in due corsie, collegate da un’angusta scala interna alle buie e malsane celle di segregazione poste al livello superiore. La scarsa luce che entra dalle finestre, nude e protette da pesanti inferriate, non impedisce tuttavia di notare i tanti nomi incisi sul legno, a ricordo delle sofferenze, fisiche e morali, patite dai derelitti che vi hanno soggiornato.

Daniela Mastroberardino
info@terredora.com

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