I vasti pascoli di montagna dove allevare il
vitellone bianco di razza marchigiana, gli ovini che danno il
miglior latte per i formaggi di fossa di Talamello, i pecorini
stagionati di San Leo e l’ormai quasi dimenticato raviggiolo della
zona di Monteboaggine, sono peculiarita’
uniche del nostro Montefeltro.
Ma soprattutto i Prosciutti di Carpegna e i
salumi della Valmarecchia sono diversi e piu’ armonici di
quelli romagnoli, cosi’ come il lardo stagionato con il fieno, la
goletta, la coppa di testa, i ciccioli, il lombetto e le salsicce
stagionate vicino al camino, sono prodotti che possono provenire
solo da carni nobili allevate allo stato brado, in un clima
collinare ed aperto come quello del Montefeltro ed in questa
dimensione, trovare la giusta maturazione. Ed infine i vini;
non c’e’ un solo vino marchigiano che
“baratterei” con un vino romagnolo-emiliano, troppo tenui
e a volte mossi questi ultimi, anche se in verita’ non manca qualche
rara buona eccezione.
I grandi vini provenienti da vitigni autoctoni marchigiani hanno
oggi pochi rivali in tutto il mondo. Il consiglio dei sommeliers in
tema enogastronomico e’ quindi quello di non fare l’errore di
andarci ad affossare e confonderci con prodotti romagnoli magari
anche discreti ma non di nicchia. Rimaniamo ancorati alle nostre
tipicita’ feltrane, che devono diventare specificita’ da far
conoscere in tutto il mondo. Sollecitiamo le autorità politiche
prima che sia troppo tardi, ad attivare il Consorzio di
valorizzazione dei prodotti tipici (di cui si parla da anni) e che
finalmente svolga con propositi forti un opera di salvaguardia e
valorizzazione vera, guidata da esperti conoscitori e validi
comunicatori del settore agroalimentare.
Articolo scritto da Giuseppe Cristini
Consulente enogastronomico e
Presidente dei Sommeliers del Montefeltro
Redazione STL Urbino e il Montefeltro
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