Il vino e il suo mondo hanno visto in questi ultimi anni un affollamento di iniziative.
Parlare di vino è «trendy», tutti se ne vogliono occupare e non solo in Piemonte: orde di pierre, esperti di marketing, consulenti assessorili giurano di aver trovato la «formula della pietra filosofale» che trasforma un convegno in «evento», un viaggio con rassegna gastronomica nella «parata di stelle». E´ d´obbligo che gusto, sapori, aromi, piatti, tradizioni siano inesorabilmente «dimenticati» e quindi «da riscoprire».
Poi però, nella vita normale, non troviamo più il tempo: lo sa chi ha inventato i «quattro salti in padella», una concreta risposta alla domanda: «Che cosa ti scongelo questa sera?».
E se rallentassimo davvero? E se ci riprendessimo il nostro tempo, a cominciare dal cucinare e conversare?
«Slow life» predica Carlin Petrini, che ha colto, partendo dal «food» e prima di altri, la necessità di liberarci dagli affanni e dall´eterno inseguimento della fretta. Fare poche cose, ma farle bene, con sapienza. Cose destinate a durare.
Anche il vino deve essere così. Non è un prodotto da «mordi, o meglio, bevi e fuggi». Chi pianta una vigna sa che per tre quattro anni almeno non avrà frutti e comincerà a rendere dopo anni. Tempi lunghi, obbligo di non avere fretta, convinzione nelle proprie scelte. Ci vuole ottimismo e fiducia, come quando si decide di mettere al mondo un figlio. Forse anche per questo a
Barbaresco hanno deciso di assegnare a ciascun neonato una «dote» in bottiglie che li segua nel corso della loro vita, da stappare nei momenti importanti. Una tradizione, questa sì, «da riscoprire». E il sindaco
Giancarlo Montaldo ha notato che la prolificità del suo piccolo famoso paese è proporzionale all´andamento della vendemmia. Nel 2001, ottima annata, i neonati furono otto.
Nel 2002, vendemmia difficile, sono stati solo tre: Alessandro, nato ad aprile, Andrea a luglio e Michela a dicembre. Ma se il buon anno si vede dall´inizio c´è da annotare che i «barbareschesi» hanno posto rimedio e nella prima settimana del 2003 hanno già messo al mondo due bebè. Buon segno per la prossima vendemmia. E intanto dall´altra parte del globo, dove i neonati non sono certo una notizia si gioca una delle più importanti scommesse commerciali che coinvolgerà anche il mondo del vino: dall´immensa Cina oltre ai profumi e alle griffe della moda ecco che arrivano anche i vini taroccati. Una società di Hong Kong diffonde, per ora solo in Cina, un prodotto con il nome di Valpollicella, come se fosse un marchio. E se accadesse anche al Barolo? Anche l´«Asti» ha già combattuto la sua battaglia contro gli «enofalsari» in Russia e Sud America e imparato che «cin cin» in cinese vuol dire tutt´altro che «auguri».
Sergio Miravalle
Fonte: La
Stampa |