15.02.2002 | Normative

Tutti contro i vini transgenici

La Commissione europea interviene per disinnescare l´allarme sulla direttiva a proposito di possibili coltivazioni di vitigni transgenici appena approvata nelle pieghe di un consiglio dei ministri Ue, riunito con la partecipazione dei responsabili della pubblica istruzione.

«Si tratta - fa sapere il Commissario alla tutela dei consumatori, David Byrne - di un testo con contenuti molto tecnici circa la commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite: prodotti già esistenti e non transgenici». E, spiega un portavoce di Bruxelles, proprio per il suo carattere eminentemente tecnico il provvedimento è stato approvato senza una discussione politica da parte di ministri che peraltro hanno competenze del tutto diverse. Insomma, vuol chiarire l´Ue, la direttiva europea varata ieri serve solo a garantire che, in futuro, siano eseguiti anche per il settore vitivinicolo tutti i controlli richiesti per autorizzare eventuali organismi geneticamente modificati. «Sul mercato non esiste alcun prodotto vinicolo Ogm - ricorda il Commissario Byrne - e non ci sono nemmeno domande per realizzarlo. Ma, se in futuro ciò dovesse accadere, scatteranno le stesse norme di sicurezza e le stesse procedure di autorizzazione previste per qualsiasi altro materiale geneticamente modificato». Quindi nessun «assegno in bianco» al vino Ogm, assicura Byrne, rispondendo ai timori espressi da molte parti all´annuncio del provvedimento, piuttosto una tutela per i consumatori, anche nei confronti di una situazione per ora solo teorica. Ma il ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, pur condividendo il fatto che al momento i consumatori non corrano rischi di sorta, è tutt´altro che disposto a chiudere l´episodio del voto dato dall´Italia, seppur in sede tecnica, senza una specifica autorizzazione politica. «Ogni decisione che riguarda l´utilizzo di vitigni transgenici - dice il ministro - è soggetta all´applicazione di uno specifico regolamento che deve essere ancora emanato e su cui ci muoveremo con la massima determinazione per garantire che la filiera del vino italiano sia "Ogm free"». Sul caso la tensione resta alta. L'Associazione italiana agricoltura biologica invita i cittadini a mobilitarsi contro la decisione europea, chiedendo tolleranza zero per gli Ogm. «Noi agricoltori biologici - dice il Presidente dell'Aiab, Vincenzo Vizioli - siamo doppiamente penalizzati, infatti i rischi di contaminazione genetica per le aziende confinanti con coltivazioni manipolate geneticamente rendono impossibile il nostro lavoro, visto che per regolamento europeo i prodotti biologici devono essere "Ogm free"». Durissimo commento da parte di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, che da ministro delle Politiche Agricole era riuscito a far accantonare ogni provvedimento su eventuali componenti transgeniche nel settore vitivinicolo, chiedendo prima regole chiare. «È un attacco alla sicurezza e alla qualità. In questo modo si accantona, in maniera irresponsabile, il principio di precauzione. Evidentemente la vicenda mucca pazza non ha insegnato nulla», dice Pecoraro Scanio ed annuncia che i Verdi metteranno in atto tutte le azioni possibili, anche giudiziarie, contro la direttiva europea. Non meno critiche Legambiente e l´associazione Città del vino. Anche Slow Food si mobilita contro le viti transgeniche. Il punto di vista del movimento guidato da Carlo Petrini è lapidario: tolleranza zero verso gli Ogm nel vino. E il vicepresidente Giacomo Mojoli promette che Slow Food non starà a guardare: la Guida Vini d'Italia, redatta con il Gambero Rosso, denuncerà ogni presenza di Ogm, e così farà ogni pubblicazione nazionale e internazionale dell'associazione. Inoltre partirà una campagna di informazione per il pubblico, e i ristoratori di qualità, in tutto il mondo, saranno coinvolti nella battaglia, affinchè non accettino la presenza di vini «contaminati» nei propri locali. Sul fronte dei tecnici c´è meno intransigenza: «Non mi sembra il caso di preoccuparsi troppo - sostiene Ezio Rivella, presidente dell'Unione italiana vini -. Ritengo giusto che la ricerca vada avanti e si continui a sperimentare. Questa direttiva può essere letta come una forma di tutela futura nei confronti dei consumatori: ricordiamoci infatti che al momento i vini geneticamente modificati non esistono». Di tenore analogo i commenti di Confagricoltura e Cia, che non ritengono ci siano motivi di allarme. di Vanni Cornero

FONTE: LA STAMPA

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