06.05.2004 | Normative

UE: per una impresa alimentare su 10 i confini restano chiusi

Per una impresa alimentare su dieci nei Paesi verso i quali si realizza l'allargamento dell'Unione il mercato resta nazionale e i cibi prodotti non potranno essere commercializzati in altri paesi dell'Unione Europea e dovranno essere identificati da una specifica etichettatura. Lo rileva la Coldiretti.

E' quanto rileva la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di un vincolo imposto dalla Commissione Europea in quanto quasi il 10% degli stabilimenti dell'industria alimentare dei nuovi Paesi interessati all'allargamento non è ancora in regola con le norme igieniche comunitarie e necessita di tempi più lunghi di adeguamento. Sulla base della comunicazione della Commissione Europea emerge infatti - precisa la Coldiretti - che, nonostante i passi in avanti compiuti, a ben 1006 impianti alimentari, su un totale di circa 12.000, è stato posto il vincolo commerciale in funzione della proroga per raggiungere gli standard di sicurezza alimentare previsti dall'Unione che va da un periodo di 3 mesi a tre anni.

Quasi i tre quarti degli stabilimenti alimentari non in regola - continua la Coldiretti - si trovano in Polonia, il colosso agroalimentare tra i nuovi Paesi, dove sono 721 gli impianti che non rispettano le norme sanitarie comunitarie, dei quali 413 producono carne e 163 latte. Ma difficoltà si registrano anche in Repubblica Ceca (52 impianti non in regola), Ungheria (54), Lituania (57), Lettonia (97), Slovacchia (12) e Malta (8). E dunque - precisa la Coldiretti - se non saranno più necessari visti e passaporti per la libera circolazione delle persone nell'Europa allargata, la necessità di garantire un livello elevato di sicurezza alimentare ha portato la Commissione a incrementare fino a 37 i nuovi posti d'ispezione frontaliera che inizieranno le loro attività di controllo proprio a partire dal 1° maggio.

Una situazione che - sostiene la Coldiretti - conferma la necessità che nell'Europa allargata i temi dell'agricoltura e della sicurezza alimentare ed ambientale debbano essere posti al centro dell'Agenda politica. Con l'arrivo di dieci nuovi Stati membri dell'Unione - continua la Coldiretti - avremo infatti una Europa più grande, ma anche più agricola poiché raddoppia l'occupazione nel settore (+110%) e la superficie coltivata aumenta del 45% nonostante un aumento di solo il 5% del valore aggiunto agricolo.

Nei nuovi dieci Paesi e in Romania e Bulgaria, che dal 2007 entreranno nell'Unione, sono circa 9 milioni gli occupati nella coltivazione di quasi 60 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata (quattro volte quella italiana). E per favorire l'adeguamento strutturale nell'agroalimentare il bilancio dell'Unione allargata - continua la Coldiretti - destina nel 2005 ai nuovi arrivati 3,6 miliardi per l'agricoltura e 1,9 miliardi per lo sviluppo rurale. Importi destinati ad aumentare nel tempo con un incremento progressivo degli aiuti diretti fino ad arrivare nel 2013 al valore fissato per gli altri 15 Paesi dell'Unione.

Nella nuova Europa la superficie coltivata a biologico - afferma la Coldiretti - sarà pari a cinque volte quella Usa perché i nuovi arrivi portano in "dote" quasi mezzo milione di ettari di superficie coltivata a biologico da oltre 6.700 imprese agricole. A fare la parte del leone sono la repubblica Ceca con 220mila ettari coltivati da 654 imprese e l'Ungheria con 105mila ettari e oltre mille imprese mentre sono 60mila gli ettari biologici in Slovacchia (82 imprese) e 45mila quelli in Polonia (circa 1800 imprese). Con l'arrivo dei nuovi Paesi - spiega la Coldiretti - la superficie complessiva dell'Unione Europea destinata a biologico raggiunge quasi i cinque milioni di ettari (4.877499 ettari) e diventa cinque volte superiore a quella coltivata negli Stati Uniti (950mila ettari) mentre le imprese sono oltre 140mila (142.911) pari a venti volte quelle statunitensi (6.949).

Ma a cambiare - continua la Coldiretti - sarà anche la struttura del mercato del lavoro in agricoltura perché con l'allargamento non sarà più necessario il visto di ingresso per gli immigrati che giungono ogni anno per lavorare in Italia dai Paesi dell'Est nuovi partner europei. Si tratta di una importante semplificazione che riguarda i ventimila lavoratori dei Paesi neocomunitari autorizzati all'ingresso in Italia proprio in occasione dell'allargamento e che - sostiene la Coldiretti - determinerà un significativo snellimento nei tempi amministrativi necessari per l'assunzione di un immigrato proveniente da questi Paesi, con effetti positivi per i lavoratori e per le imprese.

Un primo passo - conclude la Coldiretti - che dovrebbe portare presto al definitivo superamento delle quote per questi lavoratori stagionali che rappresentano circa i due terzi degli immigrati impegnati in agricoltura e provengono principalmente da Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania. Per salutare l'allargamento dell'Unione Europea il primo e il due di maggio a Gorizia la storica caduta della barriera tra Italia e Slovenia, l'ultimo "muro" che ha separato per 50 anni l'Europa dell'Est, sarà salutata dalla Coldiretti con degustazione di prodotti tipici della tradizione agroalimentare che saranno offerti negli stand di Campagna Amica in Corso Italia.

E le tipicità alimentari nazionali sono state offerte anche il primo maggio a Bruxelles dai giovani della Coldiretti presso il Parco del Cinquantenario grazie ad un'iniziativa promossa dal CEJA che si propone di accogliere i nuovi Paesi membri con una festa organizzata dalle giovani imprese europee.

Fonte: Coldiretti.it

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