Il paesaggio incanta i visitatori con i verdi e
morbidi prati, le malghe dove pascolano indisturbate mucche e
pecore, i boschi in cui resiste una flora e una fauna di tipo
alpino. Luoghi, insomma, dove è ancora possibile ammirare le teste
delle marmotte furtive, gli agili salti dei caprioli, i voli
circolari delle maestose aquile che come sentinelle sorvegliano il
paesaggio dall’alto. Poi si incontrano altri segni: fortilizi,
mulattiere, trincee. Tristi e dolorosi ricordi dei sacrifici delle
Grandi Guerre. Tra i campi di battaglia il luogo più conosciuto è
senz’altro il Monte Ortigara, ma ci sono anche cinque cimiteri
inglesi, Barenthal, Granezza, Cavalletto, Magnaboschi, Boscon,
tutelati dalla "Commonwealth War Graves Commission". La storia
dell’Altopiano comincia però tanto tempo fa.
Le selci e le incisioni della Val d’Assa parlano di una presenza
umana nell’area già in epoca preistorica. Le incisioni rupestri,
scoperte nel 1979, tuttora oggetto di studi, si trovano nel
Tinkelbalt, nel fondovalle, raggiungibile da Canove. La scoperta,
invece, del villaggio del Bostel di Rotzo ha portato alla luce le
tracce del popolo che per primo forse si stabilì su questi monti.
Altri segni di insediamenti precristiani sono stati trovati a
Lusiana e ad Enego. Ma è comunque l'idioma cimbro il documento
attualmente più evocativo delle origini della gente Altopianese.
Subito dopo il Mille, famiglie di coloni bavaresi alla ricerca di
terre da coltivare raggiunsero l'Altopiano e si stabilirono quassù
mantenendo nel tempo (grazie anche alla posizione isolata) la lingua
ed i costumi originari. I primi insediamenti furono Rotzo ed Enego.
Poi sorsero Gallio, Foza, Roana, Lusiana, Asiago, che divennero ben
presto Comuni, "protetti" dapprima dagli Ezzelini e poi dagli
Scaligeri e dai Visconti. In tale periodo l'unione fra i Sette
Comuni si rafforzò sino al patto della Reggenza (1310) che permise
agli Altopianesi di godere di autonomia politico amministrativa e di
avere addirittura una propria milizia. Nel 1404, la Federazione dei
Sette Comuni s'alleò volontariamente alla Repubblica di Venezia in
un'unione che durò ben quattro secoli.
L’odierno Altopiano dei 7 Comuni è una zona ormai perlopiù dedita
alla attività turistiche che si presenta agli ospiti con strutture
ricettive all’avanguardia. Ma per conoscere un luogo non basta
visitarne monumenti e chiese, anche il cibo può aiutarci alla
scoperta delle antiche tradizioni, dell’identità e della cultura
degli abitanti. I prodotti che caratterizzano l’Altopiano sono, per
esempio, la celebre patata mora e quella di Rotzo nelle varietà
Byntie, Spunta, Desirèe e Monnalisa. Anche l’orzo è base di ricette
tipiche delle zone montane dell'Alto Vicentino, dove la sua
coltivazione è prevalente rispetto a quella del frumento, dato che
sopporta meglio i climi freddi e l'altitudine maggiore. Viene
utilizzato non solo per le zuppe e le minestre, ma anche per fare il
pane ed il caffè de orzo. La minestra d'orzo, in particolare, è
tipica delle popolazioni cimbre. Come dimenticare poi i funghi di
cui sono ricchissimi i boschi e i prati dell'Altopiano? Mazza di
Tamburo, Gambasecca, Idrofori, l'Algarico Montano e l'Algarico
Campestre, il Poliporo Squamoso, il Cantarello Giallo, il Cortinario
Prestante, il Porcino, il Lattario Sanguigno, sono solo alcuni dei
funghi che vengono abitualmente utilizzati in cucina per la
preparazione di prelibatissimi piatti.
Infine, il posto d’onore, occorre riservarlo a lui, al formaggio
Asiago che proprio
dall'Altopiano prende il nome. Prodotto nelle tipologie d'allevo e
pressato, è impossibile rinunciare ad un suo assaggio in queste
zone, e il profumo dell’erba e dei fiori raggiungerà il vostro
palato.
E infine bisogna ricordare anche lo
Stravecchio d'Allevo, formaggio per il quale Slow Food
del Veneto ha anche istituito un Presidio. Si tratta di un prodotto
particolare e rarissimo per la complessità di gusti, sapori ed
aromi, la cui tradizione ha radici antiche.
Già gustato dall'imperatore Francesco
Giuseppe e dalla principessa
Sissi, oggi lo si trova sulla tavola degli inquilini
della Casa Bianca e su quella regale di Londra della
regina Elisabetta.
Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it |