18.12.2001 | Prodotti Tipici

Un'ode alla tagliatella

A Bazzano(BO) tutti conoscono Guido Masini, la sua passione per la buona cucina, per i vini doc, per la ristorazione...

In soli dieci mesi, dal momento in cui Masini lo ha rilevato, il ristorante ribattezzato Trattoria Carducci si è segnalato al punto di entrare nella guida rossa Michelin 2002. Il cucchiaio e forchetta di questa sua new entry — lui spera — solo l'inizio di una lunga ascesa che dovrebbe consentirgli di raggiungere traguardi ancor più prestigiosi.
Intanto, in attesa della prossima visita degli esperti della rossa Michelin, Masini (nella foto) ha reso ancor più accogliente la trattoria in cui prevalgono il blu e un bel giallo caldo, e nella quale le stampe degli ironici camerieri di Guy Buffet, bottiglia di vino alla mano, danno carattere al locale.
Il vino come filo conduttore di una passione? «Sicuramente. Il vino è entrato nella mia vita da bambino; lo offrivo al pubblico, in occasione dell'Autunno Bazzanese. Poi da ragazzo sono diventato membro della Compagnia dell'Arte dei Brentatori, legata alla cultura del vino, nella quale sono rientrato un anno fa. Ho seguito corsi per barman e l'inizio del percorso per diventare sommelier. E' ovvio che nel mio locale il vino sia curatissimo: ho 84 etichette del Consorzio dei Vini dei Colli Bolognesi compresi quelli premiati nella guida del Gambero Rosso».
Quanto alla cucina? «Mi è sempre piaciuto molto cucinare, sin da ragazzo quando si faceva festa con gli amici. Mi sono avvicinato alla ristorazione vera e propria quando sono diventato socio di un'osteria di Bazzano. Per poi calarmi nel vivo del lavoro con questa trattoria. Con il mio chef Luca Fava, ogni mattina, mi dedico alle preparazioni in cucina. Prima di inaugurare la Trattoria Carducci abbiamo sperimentato insieme sei tipi differenti di farina per trovare quella giusta per tagliatelle perfette nello spessore e nella cottura. Ora il menù propone piatti tradizionali, come tortellini o cotoletta alla bolognese, ma anche piatti rivisitati con garbo, come il «tartaruga», un filetto di maiale lardellato e tirato in padella con salsa di funghi».
Qual è l'aspetto più bello del suo lavoro? «Aver fatto del mio locale un salotto piacevole, nel quale poter stare in mezzo alla gente con allegria e disponibilità». Prendendola magari per la gola? «Anche. Il momento del dessert è sacro. Portiamo al tavolo sei o sette vassoi con dolci diversi e il cliente si serve per quante volte desidera».

FONTE: IL RESTO DEL CARLINO

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