Parliamo di una
verticale di Amarone classico della
Valpolicella incastonata in una sequenza di portate che
ci accompagnerà in un susseguirsi di emozioni sensoriali che l’amico
Maurizio ha fortemente voluto, assieme al produttore stesso, come
regalo di Natale per i clienti più affezionati.
Siamo quindi di fronte ad un vino che, con appena mezzo secolo di
storia “ufficiale” alle spalle, rappresenta già una leggenda, non
fosse altro per le origini quanto meno curiose che lo vollero frutto
di un errore nella produzione del Recioto, laddove gli zuccheri si
consumarono interamente dando luogo ad un vino “amaro”. Abbracceremo
oggi quasi interamente questa storia, spingendoci in viaggio nel
tempo fino al 1968.
La Degustazione
Si esordisce stuzzicando l’appetito e le papille gustative con
l’annata 1993 che accompagna un antipasto dove troneggiano un
mini-cestino di ricotta di bufala ed un assaggio di petto d’oca tra
alcune preparazioni “one-shot” davvero stuzzicanti.
Il vino, che pure è un prodotto di rottura da annate precedenti (’91
e ’92) che non avevano prodotto uve all’altezza del marchio (tanto
da rinunciare al prodotto) si presenta ricco dei suoi profumi di
frutta rossa, compatto e balsamico; il colore è già attore di un
invecchiamento importante, limpido e profondo in un granato
accennato nel corpo ed evidente all’unghia. In bocca gli aromi
confermano le valutazioni olfattive presentando un contrasto
intrigante fra quelli dolci e maturi della frutta rossa e
l’aggressività di tannini ancora presenti e acidità sopra le righe.
Lasciandolo nel bicchiere per confronti successivi, purtroppo molto
di tutto ciò si è spento, come accaduto in bocca per un finale un
po’ brusco.
L’annata 1987 fa il suo ingresso nel nostro calice sprigionando già
al rabbocco un’invitante teoria di aromi terziari che si liberano
nell’aria, tra la bottiglia ed il bicchiere, in una magia di
sensazioni. Lo chef ci regala per questo vino una portata che
rappresenta l’abbinamento più efficace della serata: tagliolini alla
chitarra con ragù bianco di bufala e funghi porcini. Un idillio
paragonabile a quello fra due amanti che si trasmettono l’un l’altro
calore e brividi. Il vino è penetrante, potente e profondo; il
colore è perfetto e gli aromi che riconosciamo sono tipici nella
prugna e nell’amarena e speziati allontanando poi il naso. Al palato
il gusto è corposo, i tannini ammorbiditi dal tempo e dal legno e la
persistenza retronasale si allunga nell’assaporare i nostri
tagliolini.
Peccato che il 1973 ci abbia risvegliato da un sogno paradisiaco.
Gli strozzapreti al sugo di cinghiale, che avrebbero dovuto
competere nel nostro palato con questa annata, l’hanno fatta da
padrone, incontrando una flebile resistenza in un vino purtroppo
vittima di una partita di tappi non proprio all’altezza. Il colore,
infatti, cede all’aranciato e gli odori profondi che ci aspettiamo
lasciano il posto a note minerali e a qualche “puzzetta”. In bocca
la morbidezza frutto dell’età si perde nel ricordo di una freschezza
perduta e di tannini ormai svaniti, lasciando in bocca tracce di
sughero e goudron per un gusto “maderizzato”. Succede anche nelle
migliori famiglie.
Ma il viaggio nel tempo che si conclude nel 1968 ci rapisce
completamente e, sovvertendo i fattori della portata precedente,
relega preziose e saporite costolette d’agnello neozelandese in
secondo piano, lasciandoci in balìa di “enozioni” suggestive e
indelebili. Il Vino (usiamo la maiuscola stavolta) è maestoso,
presentandosi nel bicchiere con una profondità appena scalfita dai
quasi quaranta anni d’invecchiamento e palesatasi in un mattonato
limpido e degradante dall’anima fino all’unghia. Il naso presenta un
frutto dolce e polposo, con note di goudron, di tabacco e cuoio che
ne arricchiscono il bouquet della fase volatile; in bocca è denso e
sottile, complesso ed elegante, maestoso nel supportare una materia
imponente che risulta comunque delicata, lasciando nella lunghissima
persistenza ricordi di liquirizia, cioccolato e poesia.
Indimenticabile
La serata si conclude con una degustazione di dolci giustamente
secchi per accompagnare un Recioto della Valpolicella Valpantena che
ha rispettato appieno le caratteristiche fruttate, con la ciliegia
protagonista sia al naso che al palato, su un velluto di confettura
di prugne e ribes ad ammorbidirne le spigolature; finale perfetto.
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di Oliver Sabatier |