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Le Famiglie dell' Amarone d' Arte : i diversi punti di vista

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Ricevo questo comunicato stampa , e mi viene richiesto di esprimermi a tal proposito. Prima di farlo ho voluto interpellare alcuni piccoli produttori della Valpolicella e di seguito vengono riportati, in ordine cronologico : 1) Il comunicato stampa di una famiglia aderente all’ Associazione 2) La lettera che ho ricevuto da un produttore NON dell’ Associazione; 3) le mie considerazioni ed osservazioni di carattere generale

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Gent.mi CLIENTI

LORO SEDI

Pedemonte, 13 Luglio 2009

TEDESCHI SI ASSOCIA CON NOVE STORICHE FAMIGLIE DELLA VALPOLICELLA PER DIFENDERE L’IDENTITÀ DELL’ AMARONE: NASCE COSI’ L’ASSOCIAZIONE “LE FAMIGLIE DELL’AMARONE D’ARTE”

La nostra azienda ha sostenuto fin dall’inizio questo ambizioso progetto, da sempre convinti che i nostri prodotti siano frutto della nostra dedizione e dell’amore per il nostro Territorio, delle attenzioni che poniamo nella selezione delle uve dai soli vigneti vocati collinari. Proprio per questo l’Amarone deve restare la punta di diamante di una produzione ben più vasta e variegata, ma ugualmente di qualità e di profondo radicamento nel territorio di produzione

Quindi, in pieno trade down, mentre anche l'universo enologico cerca di comprimere progressivamente i prezzi (molto spesso a scapito della qualità del prodotto), noi insieme ad altre nove grandi storiche famiglie della Valpolicella (Allegrini, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Zenato) ci difendiamo facendo squadra in nome dell'Amarone.

L'Associazione è nata per questo, per essere una squadra di difesa della qualità, tutte le Famiglie Storiche associate credono nella produzione e nella selezione di un prodotto di eccellenza, grazie ad una selezione delle uve nelle zone più vocate e ad un protocollo di produzione più restrittivo rispetto al Disciplinare di produzione.

Sul piatto, la strategia d'attacco della neonata associazione, che da sola vale il 55 per cento dell'intero valore dell'Amarone di qualità (più del 40 per cento del mercato totale): esclusività e qualità totale da difendere e promuovere per uno dei tre grandi vini rossi italiani tra i più conosciuti al mondo.

L'amarone deve rimanere raro e ad un giusto prezzo.

La fortuna e il fascino del nostro vino sta nella propria identità, una personalità che si è cementata negli anni ed è frutto della sapiente arte di produttori specializzati e storici. Oggi noi vogliamo ribadire questi valori, senza condizioni". Uno scatto d'orgoglio per difendere uno dei vini italiani che ha conquistato il

mondo e sta godendo di un sorprendente apprezzamento all'estero (che assorbe il 70 per cento del mercato), con 10 aziende che vanno in controtendenza in un periodo di forte crisi di identità dei vini storici italiani. Così, infatti, se a Montalcino si discute da tempo se "ammorbidire" o meno il disciplinare del Brunello ‐ e la stessa cosa accade per il Nobile di Montepulciano e per il Cirò, che alcuni vorrebbero rendere

più "moderni" con una bella iniezione di vitigni internazionali ‐ l'Amarone rilancia sulla qualità e sul carattere originario del prodotto. Obiettivo: non perdere la connotazione di vino esclusivo e necessariamente costoso, data l'originalità e l'artigianalità del delicato processo produttivo che implica un’accurata scelta delle uve, un lungo appassimento e invecchiamento in nobili legni. Per fare questo, l'associazione adotta sul piano tecnico un "disciplinare volontario", che rende ancora più selettive le

maglie del regolamento: grado alcolico minimo di 15 gradi, estratto secco più elevato, immissione sul mercato dopo almeno 30 mesi dalla raccolta, riduzioni o rinuncia unanime alla produzione nelle annate più sfortunate. Ne consegue una politica dei prezzi che, pur attenta al mercato, consideri gli alti costi richiesti da una viticoltura di qualità e dalla cura particolare che questo vino richiede. In altre parole, nessuna svendita in nome di una storia e di una qualità totale che non accetta di essere rovinata.

Già oggi l'Amarone di largo consumo, che si può trovare sui banchi del supermercato a prezzi decisamente bassi ‐ e a tutto svantaggio della qualità e dell'originario carattere organolettico ‐ supera in quote di mercato l' "autentico" Amarone, rappresentato in primis dai produttori della Valpolicella che si esprimono

in questa Associazione.

Per tutti noi associati Natura e tradizione hanno regalato alla Valpolicella un patrimonio unico anche in termini di marketing, grazie a una differenziazione di prodotti capace di presidiare diversi segmenti di mercato, dal semplice e beverino Valpolicella al più importante Valpolicella Classico Superiore, dal corposo

Ripasso al sontuoso Amarone. Ma oggi si sta sciupando questa diversità con azioni avventate che confondono il consumatore e gettano nel discredito un intero territorio. Oggi una bottiglia di Amarone ‘da banco’ si può trovare perfino a 10/12 euro, mentre un Amarone della Valpolicella degno di questo nome non ne potrebbe costare meno di 25.

La grandezza di questo vino non consiste nella semplice adozione di

una tecnica di vinificazione, ma nella capacità di esprimere un territorio e la sua storia. Non a caso, tra i requisiti richiesti per l'adesione all'associazione ‐ che apporrà un apposito logo in etichetta ‐ ci sono il carattere familiare dell'azienda, una storia vinicola di almeno 15 anni (e le dieci aziende associate ne sommano complessivamente più di 1600), una presenza sul mercato con più di 20 mila bottiglie e un brand conosciuto in almeno 5 Paesi.

L'Associazione è aperta ed auspichiamo l'allargamento alle tante famiglie che possiedono i requisiti e hanno messo a frutto nelle colline della Valpolicella il patrimonio dell'arte antica che rende unico questo vino.

Riccardo Tedeschi è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione “Le Famiglie dell’Amarone d’Arte”, mentre presidente è Sandro Boscaini della Masi Agricola.

A noi farebbe piacere conoscere il vostro parere in merito a questa nostra iniziatiativa. Grazie per il vostro contributo!

Cordiali saluti

Maria Sabrina Tedeschi

AGRICOLA FLLI TEDESCHI

 

 

2)

TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI UN PRODUTTORE VALPOLICELLESE

 

“ Caro  Roberto,

in questi giorni in valpolicella si respira un'aria  molto  strana-  Dopo anni di successi di un intero territorio , dove gli attori si sono susseguiti quasi come una staffetta , prima le aziende storiche , poi le aziende agricole emergenti , poi la straordinaria crescita delle cantine cooperative .Il fascino del successo sembrava quasi aver messo d'accordo tutti e tutti si rispettavano per il ruolo  svolto sia in passato che odierno .

Ad un certo punto anche la Valpolicella ,si è come risvegliata da questo momento di trans e  si è accorta di aver forse  esagerato con scelte azzardate . La prima è stata l'eccessiva quantità di uva destinata all'amarone passando  dai 8.6  milioni di bottiglie del 2005 ai 16 milioni del 2008. Troppe  , in quanto le aziende private hanno sfruttato il disciplinare al massimo ponendo a riposo il 70 % ( Un'enormità )  , mentre le cooperative più rispettose  e  serie( forse troppo idealiste ) hanno posto in appassimento solo il 20-30 % .  Questa ridotta quantità ha messo in difficoltà i  soci delle cooperative che  pur lavorando bene  non godevano dei enormi vantaggi del successo in Valpolicella .

Ma questo stava bene fino al momento in cui le cooperative producevano bene a prezzi giusti  ed il mercato era in espansione .

La crescita qualitativa delle cooperative , unita ad una qualità  percepita riconosciuta , ha fatto affezionare il consumatore , come in Alto Adige a questo stile  onesto  e di alta qualità . Questo aspetto unito alla crisi in atto , dove il consumatore ricerca qualità con economia   ha messo in crisi queste " Famiglie dell'Amarone " che hanno reagito  lanciando il  messaggio  che  il vino a prezzi bassi  a loro dire "è annacquato , da bancarelle e non autentico".  Si sono messi di fatto contro la storia e prendendo in giro il consumatore che è  invece attento  e preparato . La critica di base è che per fare una buona comunicazione bisogna prima di tutto avere i contenuti e poi per elevarsi non occorre spalare  fango sugli altri  " compagni di viaggio "ma porre in risalto le proprie  eccellenze . Tralascio  di commentare il disciplinare  che si sono imposti che è già quello che tutti fanno  da anni e rappresenta i minimi del disciplinare di produzione  e sembra come Totò quando voleva vendere la Fontana di Trevi.

 

Mi dispiace perché  credevo  che, come è stato bello condividere assieme questa crescita e questo bel momento di successo , fosse altrettanto  dignitoso superare assieme questo momento  di difficoltà come sempre capita nei cicli economici .

  Un caro saluto.

( omissis……..lettera firmata )

 

 

 

3)

A PROPOSITO DELLA ASSOCIAZIONE E NON SOLO

 

Prima di esprimermi sulla valenza di questa nuova associazione tra alcuni produttori “ storici “ della Valpolicella, ho voluto interpellare altri produttori della Valpolicella, per meglio capire “ dal di dentro “ le loro ragioni ed il loro punto di vista. Spiace constatare che al momento in cui scrivo, solamente un produttore abbia voluto aderire alla mia richiesta ed i probabili motivi possono essere :

1)      timore di essere coinvolti in una polemica e/o diatriba all’interno e tra produttori ; questo in realtà NON sarebbe Mai accaduto e non accadrà MAI, in quanto avevo garantito l’assoluto anonimato ;

2)    paura di esprimere il loro parere….perché forse non gliene importa piu’ di tanto; d’altronde noi italiani siamo un po’ abituati a coltivare il nostro piccolo orticello, convinti che certe problematiche NON ci riguardino da vicino, mentre è esattamente il contrario.

 

 

Detto questo credo che la crisi che stiamo vivendo sia ormai consolidata e sotto gli occhi di tutti, ma a mio avviso in Valpolicella, come in moltissime altre zone d’ Italia esiste un altro problema molto piu’ evidente, macroscopico e molto grave.

I CONTROLLI DEI CONSORZI

E’ fin troppo evidente che sull’onda del successo valpolicellese, molti….forse troppi si sono buttati a capofitto sulla “ torta “, producendo amaroni di ogni tipo e di ogni specie, in quantitativi ben superiori alla reale domanda e non sempre all’altezza del nome tanto blasonato.

Per meglio fare capire i termini del discorso, voglio fare un esempio che mi ha dato l’idea di come troppi “ improvvisati” produttori abbiano creato danni incalcolabili ad alcune denominazioni. Alcuni anni fa, un produttore abruzzese mi segnalò un vitigno autoctono che stava scomparendo, che oggi è sulla bocca di tutti : neofiti ed esperti ( o presunti tali ) : il pecorino. Per primo, e ne sono orgoglioso, ho recensito in Italia questo vino, ed il Presidente dell’ Enoteca Regionale Rocco Pasetti me lo ha ricordato anche due anni fa, poi sono seguiti altri colleghi, sommelier, divulgatori ed il tam-tam mediatico, ma soprattutto la qualità dei pochi “ pecorini “ all’epoca in circolazione hanno contribuito al successo di questo autoctono d’ Abruzzo. Cosa è successo poi negli anni seguenti ? Tutti ad impiantare “ pecorino “, ma non solo : a vinificare altre uve e poi scrivere in etichetta “ Pecorino Doc D’ Abruzzo “.

Ed allora arrivo al nocciolo della questione : chi deve vigilare in questi casi ? Le Camere di Commercio che rilasciano la Doc, ma anche e soprattutto i Consorzi di Tutela a cui sono demandati i controlli, che evidentemente controllano poco e male.

Lasciando ora in pace il martoriato ed amato Abruzzo, che ho citato a titolo di esempio, non vorrei che in Valpolicella in alcuni casi, succedesse anche questo : che non tutte le uve messe ad appassire fossero Corvina, Oseleta, Rondinella e Molinara, come previsto dal disciplinare ed allora a mio avviso si tratterebbe di cosa ben piu’ grave.

Fondamentale è , e rimane, il ruolo dei Consorzi di Tutela, che devono controllare le effettive rese per ha, le rese di uva in vino, e le bottiglie immesse sul mercato, diversamente non ne usciremo mai. Infine in una fase di recessione come questa, ritengo di condividere il pensiero del piccolo produttore di cui sopra, le forze andrebbero unite in uno sforzo comune e non invece salire su barche diverse, che navigano in direzioni diverse, alla fine rischiano di portare molti passeggeri alla deriva. Nei momenti di emergenza ( e non solo ) bisogna  remare tutti insieme sulla stessa barca ed in una unica direzione, facendo scendere a riva ed isolare coloro che non rispettano le regole, già ben definite e chiare, che esistono da molto tempo.

Auguri di ogni bene e successo agli amici della Valpolicella.

Roberto Gatti

22-07-2009



Tag: winetaste, gatti, valpolicella, amarone, famiglie amarone d'arte, zenato, allegrini, brigaldara, masi, musella, nicolis, speri, tenuta sant'antonio, tommasi


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