16.04.2019 | Vino e dintorni Inserisci una news

L'arte del Chiaretto

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L'arte del fare un buon Chiaretto: un concetto che più di una volta è saltato fuori nel corso dell'undicesima edizione dell'Anteprima del Chiaretto che si è svolta ad inizio marzo presso la Dogana Veneta di Lazise.

L'arte del fare un buon Chiaretto: un concetto che più di una volta è saltato fuori nel corso dell'undicesima edizione dell'Anteprima del Chiaretto che si è svolta ad inizio marzo presso la Dogana Veneta di Lazise grazie all'impeccabile organizzazione del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino in collaborazione con il Consorzio Valtènesi e il Comune di Lazise.

 

La rassegna ha radunato ben 63 produttori, in dettaglio 41 del Chiaretto di Bardolino e 22 del Valtènesi Chiaretto, proponendo in degustazione a addetti ai lavori e appassionati oltre 120 vini provenienti dalle Doc "in rosa" della riviera veronese e bresciana del lago. Oltre ai vini della nuova annata 2018, ai tavoli dei produttori erano disponibili anche il Chiaretto dell'annata precedente, oltre al Bardolino Chiaretto Spumante e al Garda Rosé Brut.

 

"Il clima è decisamente favorevole per il Chiaretto," – ha esordito nel discorso inaugurale Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di Tutela Chiaretto e Bardolino – "dal momento che si è conquistato una solida leadership nel mondo dei vini rosa italiani con una produzione intorno ai 10 milioni di bottiglie e che vede incrementare continuamente l'interesse da parte dei consumatori italiani ed esteri, aprendo prospettive interessanti negli Stati Uniti, il mercato estero che sta crescendo più velocemente, in Canada e in Scandinavia. Mi preme sottolineare proprio questa definizione, "vini rosa", perché come esistono i vini rossi e i vini bianchi non vedo perché non dobbiamo parlare di vino rosa, anziché di rosato, un termine che ha invece un proprio senso compiuto solo in alcune denominazioni, come quelle della Puglia o della Calabria, o di rosé, che invece riguarda la Francia, dove questa tipologia di vino rappresenta circa il 30% dei consumi interni, e lo spumante".


Il concetto sulle difficoltà e sulla maestria necessaria per fare con costanza un buon vino rosa come dicevo è stato espresso più volte: dapprima da Angelo Peretti, giornalista "factotum" del Consorzio e grande conoscitore e esperto del territorio e dei suoi vini, che sottolineava l'importanza della maturazione fenolica rispetto a quella zuccherina delle uve che compongono corpo e bouquet aromatico del Chiaretto Bardolino (Corvina in primis), ottenibile soltanto con un'attenta scelta delle zone migliori dove coltivare i vigneti per questa tipologia di vino e soprattutto con un meticoloso e quotidiano monitoraggio dello stato dell'uva nel periodo che precede la vendemmia. Soltanto con queste attenzioni e un buon livello di esperienza si possono produrre dei Chiaretti con un sapiente equilibrio di fruttato e mineralità, con un colore tendente al rosa antico scarico, quasi una buccia di cipolla, per rendere più accattivante e piacevole la degustazione da parte del consumatore.

 

Pensieri e nozioni ripresi e approfonditi da Mattia Vezzola, proprietario ed enologo dell'azienda Costaripa di Moniga del Garda, nel corso della degustazione della sua "creatura" Valtènesi "Molmenti. La vinificazione cosiddetta "a lacrima", con la macerazione dell'uva diraspata di Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera a 10 gradi per circa 2-3 ore e la separazione delle bucce per gravità, seguita dalla fermentazione in botte da 350 o 400 litri e infine imbottigliato dopo due anni di affinamento in legno, consentono a Vezzola di proporre un Chiaretto di "tradizione", con un particolare carattere e ottima longevità.

Il "Molmenti", vino rosato dell'anno secondo la guida edita dal Gambero Rosso, dedicato a Pompeo Gherardo Molmenti, ideatore nel 1896 del Chiaretto di Moniga, nasce da terreni con il 40% massimo di argilla, baciati da un microclima mediterraneo simile a quello della Provenza francese.

 

Nel corso della degustazione delle annate 2015, 2013, 2012 e 2011, Mattia affermava che non basta raccogliere e lavorare un'uva perfetta dal punto di vista della maturazione fenolica, in quanto per un vino rosato è indispensabile saperne gestire l'evoluzione in ogni sua fase.

Quattro annate, quattro vini con caratteri e peculiarità estremamente diverse tra loro: la premiata 2015, ricca e complessa, con iniziali sentori di fiori bianchi dolci e piccoli frutti rossi, note leggere speziate, vaniglia, notevole sapidità e note iodate, ottima persistenza in bocca; nel 2013 si colgono particolari sentori agrumati, in bocca freschezza, sapidità e mineralità si fondono tra loro, vino elegante, setoso, che ha la particolarità di essere stato bocciato per ben tre volte dalla commissione di degustazione in fase di richiesta della Doc Valtènesi; un inizio di evoluzione, con note sulfuree e mandorlate si colgono nel 2012, mentre sono gli aromi fruttati, di ciliegia, frutta rossa a caratterizzare il 2011, preannunciati dal colore rosaceo più carico e vivo rispetto ai precedenti.

 

"Un grande vino deve vivere per tanti anni!" - affermava Vezzola "La vocazionalità dei nostri terreni ci dà la possibilità 8 anni su 10 di fare un grande vino, però noi in ogni caso dobbiamo unire la selezionalità per aumentare la qualità delle uve ed esperienza e capacità nel riuscire a sopperire alle criticità di annate dove manca l'equilibrio climatico, con carenza di pioggia, siccità ed eccessi di calore oppure l'opposto".


Sul fronte delle degustazioni dei Chiaretto Bardolino e dei Valtènesi Chiaretto dell'annata 2018, annata molto positiva sotto tutti gli aspetti, sia qualitativi sia quantitativi, ho potuto riscontrare un maggior apertura e piacevolezza dei secondi, con il Groppello che si è dimostrato più gentile e disponibile rispetto ai più introversi vini della sponda veneta del Garda a base in maggioranza di Corvina.

Sapidità l'ha fatta da padrone un po' in tutti i campioni degustati, forse più marcata nel territorio di Bardolino, dove in particolare ho constatato un paio di linee di pensiero abbastanza diverse sotto il profilo della vinificazione, con produttori che hanno puntato sulla finezza e mineralità al contrario di altri che si sono indirizzati su maggior pienezza e su note e aromi fruttati.

 

Sul fronte dei Chiaretto Bardolino con tendenza ad essere più secchi e minerali ho apprezzato i vini dell'azienda agricola di Damiano Bergamini di Lazise, di Enrico Gentili di Caprino Veronese, di Adriano Morando, titolare dell'azienda Il Pignetto di Bussolengo, di Le Fraghe di Cavaion Veronese, il biologico di Le Tende di Lazise, l'inossidabile rosato di Albino Piona di Villafranca di Verona, di Cavalchina di Sommacampagna, di Poggio delle Grazie di Castelnuovo del Garda, di Giovanna Tantini, di Vigneti Villabella di Bardolino e il biodinamico Villa Calicantus di Bardolino, mentre per i Valtènesi il Chiaretto di Cà dei Frati di Sirmione, il Bellerive di Avanzi di Manerba del Garda e il Rosamara di Costaripa di Moniga del Garda.

 

Di stampo fruttato, dove a prevalere sono i sentori di lampone e piccoli frutti rossi, il Chiaretto Bardolino di Vinicio Bonzo di Caprino Veronese, di Cantina Caorsa di Affi, di Stefano Rossi, titolare dell'azienda Casaretti di Bardolino, il Nichesole di Corte Gardoni di Valeggio sul Mincio, di Costadoro di Bardolino, di Faccioli di San Giorgio in Salici, il biologico di Gorgo di Custoza, di Le Ginestre di Lazise, di Le Muraglie di Valeggio sul Mincio, quello di Marcello Marchesini di Lazise, il biologico Roccolo del Lago di Lazise, mentre merita una citazione a parte l'ottimo Chiaretto Spumante dell'azienda Roeno di Brentino Belluno.

 

Silvana Albanese

Luciano Pavesio


Tag: anteprima, bardolino, Lazise, Chiaretto, Veneta, Valtenesi, Cristoforetti, Digana


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