24.03.2009 | Cultura e Tradizioni Inserisci una news

Il ruggito del coniglio. Storia e false credenze sulla tradizione del coniglio a tavola.

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Quando in Italia si parla di Vicenza e di coniglio nessuno, dico nessuno, non sottolinea che da noi si scambia, a volte fraudolentemente, il gatto per il coniglio e, per di più, ne siamo ghiotti. È una nomea che non ci tireremo più via e che dobbiamo accettare. Che poi il gatto venisse mangiato ovunque, in Italia, è un’altra cosa: in Emilia la chiamano la “levra d’i copp”, cioè la “lepre dei tetti”. Ed era mangiato già nel 1300: il Savonarola, medico padovano, scrisse di non mangiare il cervello del gatto nero per non impazzire. E, di più, il termine coniglio non evoca mai concetti di validità, anche fuori dal mondo della gastronomia. “Sei un coniglio” si dice di un pavido, di un fifone, “è una coniglia” di una donna troppe volte gravida, e anche nell’arte amatoria a chi non dà prova di resistenza nelle tenzoni amorosesi “fa l’amore come i conigli”. Scarica gratuitamente la rivista Gustolocale

 

 

 

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Storia e false credenze sulla tradizione del coniglio a tavola.

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Tag: enogastronomia, vicenza, gustolocale, rivista


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