25.11.2004 | Vino e dintorni

Viaggio tra storia e vigneti

In primavera, percorrendo le colline della fascia pedemontana vicentina, l’aria profuma di ciliegio in fiore e lascia poco tempo dopo il posto a quello più pungente dell’uva, quando si avvicina il periodo della vendemmia. Tantissimi i comuni del territorio, ma è Breganze, il romano "Castrum Braganeis", il più importante. Da secoli ormai il suo nome è legato a quello del vino Torcolato, definito dal vicentino Aureliano Acanti il "Vinsanto prelibato, il dolcissimo pasquale".

Prodotto con uva appassita, che deve il suo nome al metodo con il quale i grappoli vengono appesi con spaghi attorcigliati alle travi delle soffitte. E quest’azione di avvolgere e girare, nel dialetto locale veniva detta "torcolare", da cui "torcolato".

Breganze ha comunque altri ottimi vini (di cui 11 D.O.C.) e le notizie della presenza della vite in questa zona risalgono addirittura al Mille. Infatti, in un antico documento notarile dell’epoca, relativo ad una donazione al Vescovo di Padova, si parla di "terris cum vineis in fundos Bregancio", terreni con vigneti nel paese di Breganze. Un matrimonio, quello tra la cittadina e l’uva, che dura da più di un millennio, tanto che un grappolo appare persino nello stemma del comune. Ma una gita a Breganze non riguarda forzatamente solo terre e vigneti perché le sue vicissitudini ne hanno fatto una cittadina ricca di testimonianze architettoniche e storiche. Abitata sin dall’epoca romana, da cui l’organizzazione a centuriazioni del territorio, nel secolo XI fu centro di difesa dei locali nobili Ponzia e in seguito Breganze seguì le sorti di Vicenza, finché nel 1404 passò sotto il dominio della Repubblica Serenissima.

Tracce di questo importante passato sono rilevabili nel centro storico, nei palazzi nobiliari, nelle chiese. Merita una visita Palazzo Da Porto, fabbrica palladiana incompiuta, probabilmente per questioni economiche, di impronta classica, caratterizzata da enormi piedistalli che reggono le semicolonne e da un grande fregio che corre sopra i frontoni delle due uniche imponenti finestre. Pregevoli anche l’Oratorio dei Santi Vito e Modesto, di origine benedettina, l’Oratorio di Santo Stefano, che risale al XIII secolo, la Villa Mascarello ora Noventa, fortilizio medioevale trasformato in villa nel '400 e ampliato nel '600, Villa Monza, seicentesca, con la cappella gentilizia eretta nel 1870 su disegno di Ottone Calderari e Villa Diedo, edificata nel 1664, al cui interno sono conservati alcuni affreschi di Lodovico Dorigny.

Da visitare, infine, il Maglio di Breganze, che nel 1985 un decreto ministeriale qualificò come "uno degli autentici documenti di civiltà rurale di estremo interesse storico-etnografico, essendo uno dei pochissimi strumenti di lavoro ancora agibili, con strutture originarie, efficienti meccanismi che regolano il flusso e la caduta dell’acqua, nonché rari congegni mossi dall’energia idraulica con processo coordinato".

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Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it

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