Prodotto con uva appassita, che deve il suo nome
al metodo con il quale i grappoli vengono appesi con spaghi
attorcigliati alle travi delle soffitte. E quest’azione di avvolgere
e girare, nel dialetto locale veniva detta
"torcolare", da cui "torcolato".
Breganze ha comunque altri
ottimi vini (di cui 11 D.O.C.) e le notizie della presenza della
vite in questa zona risalgono addirittura al Mille. Infatti, in un
antico documento notarile dell’epoca, relativo ad una donazione al
Vescovo di Padova, si parla di "terris cum
vineis in fundos Bregancio", terreni con vigneti nel
paese di Breganze. Un matrimonio, quello tra la cittadina e l’uva,
che dura da più di un millennio, tanto che un grappolo appare
persino nello stemma del comune. Ma una gita a Breganze non riguarda
forzatamente solo terre e vigneti perché le sue vicissitudini ne
hanno fatto una cittadina ricca di testimonianze architettoniche e
storiche. Abitata sin dall’epoca romana, da cui l’organizzazione a
centuriazioni del territorio, nel secolo XI fu centro di difesa dei
locali nobili Ponzia e in seguito Breganze seguì le sorti di
Vicenza, finché nel 1404 passò sotto il dominio della Repubblica
Serenissima.
Tracce di questo importante passato sono rilevabili nel centro
storico, nei palazzi nobiliari, nelle chiese. Merita una visita
Palazzo Da Porto, fabbrica
palladiana incompiuta, probabilmente per questioni economiche, di
impronta classica, caratterizzata da enormi piedistalli che reggono
le semicolonne e da un grande fregio che corre sopra i frontoni
delle due uniche imponenti finestre. Pregevoli anche l’Oratorio dei
Santi Vito e Modesto, di origine
benedettina, l’Oratorio di Santo Stefano,
che risale al XIII secolo, la Villa
Mascarello ora Noventa, fortilizio medioevale trasformato
in villa nel '400 e ampliato nel '600, Villa Monza, seicentesca, con
la cappella gentilizia eretta nel 1870 su disegno di
Ottone Calderari e
Villa Diedo, edificata nel 1664, al
cui interno sono conservati alcuni affreschi di
Lodovico Dorigny.
Da visitare, infine, il Maglio di Breganze,
che nel 1985 un decreto ministeriale qualificò come "uno degli
autentici documenti di civiltà rurale di estremo interesse
storico-etnografico, essendo uno dei pochissimi strumenti di lavoro
ancora agibili, con strutture originarie, efficienti meccanismi che
regolano il flusso e la caduta dell’acqua, nonché rari congegni
mossi dall’energia idraulica con processo coordinato".
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Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it |