06.03.2006 | Cultura e Tradizioni

Vini etruschi ed anfore di Calafuria

Dopo aver scoperto le numerose anfore vinarie e altri contenitori del relitto etrusco di Calafuria (vedi poi), un mercantile probabilmente diretto nella Gallia meridionale (Agathé Tyche?), il G.A.L. (Gruppo Archeosub Labronico) si è chiesto quale vino potessero trasportare. In questo studio cerca di dare una risposta a tale domanda, indagando sui vini etruschi in generale.

Nel frattempo, è in attività il noto progetto «Vinum» (parola etrusca), ovvero lo studio interdisciplinare promosso dall’Associazione «Città del vino» e intrapreso dalla Cattedra e Laboratorio d’Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena e dal Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università di Milano. Queste strutture stanno studiando i reperti vitivinicoli rinvenuti in molti siti dell’antica Etruria al fine di elaborare un censimento della vitis vinifera silvestris locale, appurare quali siano stati i primi vitigni e la tecnica di coltivazione propria del mondo etrusco.

Il G.A.L., ben consapevole dei propri limiti, sta forse per toccare qualche tema che impegnerà con ben superiori competenze e sistemi il progetto polidisciplinare suddetto. Se, al termine dei lavori del «Vinum», alcune o tutte le nostre congetture e cognizioni dovessero cadere, ne prenderemo volentieri atto, poiché ubi maior, minor cessat. Se, d’altronde, venissero, almeno in parte, confermate, ci sentiremo lusingati.

Intanto vogliamo sentitamente ringraziare i professori A. Ciacci e A. Zifferero dell’Università di Siena, che, con squisita cortesia, ci hanno favorito del materiale bibliografico altrimenti introvabile.

Il G.A.L.
GRUPPO ARCHEOSUB LABRONICO
gal@archeosub.net
Alessandro Papò Gianluca Citi Letizia Marini

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