Il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea approva la modifica della direttiva 68/193 del 9 Aprile 1968, che integrata dalla direttiva 72/169 del 14 Aprile 1972, fissava le regole per l’attività vivaistico-viticola all’interno dell’Europa.
Sono così formalizzate ufficialmente e consentite alcune pratiche colturali e di conseguente commercializzazione relative all’utilizzo di piante di viti ottenute attraverso l’impiego di “colture in vitro”, in laboratorio: la conseguenza agli occhi dell’opinione pubblica è che si agiti di fronte agli occhi e in maniera inquietante lo spettro delle colture transgeniche.
Prima di dare un giudizio definitivo occorrerà valutare con attenzione il nuovo testo della normativa e gli allegati; certo è che l’Italia era rimasta ormai sola a difendere la posizione contraria all’approvazione di nuove regole in fatto d’Ogm non prima di aver definito con leggi precise che garantiscono la “tracciabilità”, vale a dire la sequenza di passaggi che portano alla definizione non solo della materia prima di partenza, vale a dire l’uva, ma del prodotto finito, il vino.
Se è vero che le “colture transgeniche” saranno in ogni caso regolate dalle normative proprie degli Organismi Geneticamente Modificati, senza dubbio si viene a creare uno squilibrio tra produzione che partono, concettualmente, da posizioni diverse, e che utilizzano sistemi differenti nell’approccio alle colture.
Il supporto della ricerca è senza dubbio importante per garantire la sanità delle viti coltivate che devono essere esenti da virus e devono rispondere ad ottimali requisiti di sanità ma non sono concordi le opinioni sui “caratteri” espressi dalle giovani piante, talora con evidenti segni di “giovanilità”, con foglie molto incise, colorazioni intense, spiccata setolosità e tomentosità....
Senza dubbio è interessante la possibilità di risanare “in serra” piante infette o di produrre esemplari con caratteri resistenti ad agenti infettivi o a condizioni climatiche difficili, ma occorre vigilare affinché non siano snaturate le caratteristiche della vite e delle diverse varietà, così strettamente legate, nell’espressione finale del vino, alla caratterizzazione ed esaltazione della zona d’origine.
Paolo d'Abramo