Nell'edizione dei record, che ha consentito di superare le 4500 presenze totalizzate l'anno scorso, un motivo d'orgoglio in più. In nome degli ospiti francesi, 50 selezionatissimi produttori di vini da capogiro, parla Sylviane Garcin-Cathiard: «Una rassegna straordinaria, curata da organizzatori eccezionali in una città meravigliosa». Detto dai cugini, di cui è noto lo sciovinismo, è un complimento da impacchettare e riporre in cassaforte. Dello stesso tono i riconoscimenti da parte dei "novizi", mentre per gli habitué parla l'assiduità. Giovanni Torricelli, dirigente d'azienda prestato all'agricoltura, ha trovato nella preparazione dell'olio d'oliva nuova ragione di vita. Ed il prodotto che ha presentato a "Culinaria", la costola gastronomica del Winefestival, ne è il risultato: forte, fruttato, fragrante. I suoi sapori di Tuscia, emanazione commestibile di quel particolarissimo angolo d'Etruria dove la Toscana digrada verso l'Alto Lazio e l'Umbria, sono di una completezza e di una soddisfazione appagante. «Essere a Merano è - commenta soddisfatto - un punto d'arrivo per l'azienda ed i miei collaboratori, un fiore da mettere all'occhiello». Sulla stessa lunghezza d'onda è sintonizzato Dino Torti, dei Tenimenti Castelrotto, una ventina d'ettari nella generosa campagna pavese. Ha presentato un barbera ed un pinot nero affinati in un barrique particolare capace di cedere gli aromi senza incidere sulla vitalità del vino. «Quel che importa - sostiene - è esserci. Di rassegne vitivinicole ce ne sono tante, ma il livello di quella meranese è elevatissimo, direi che vale in qualità le esposizioni di New York e Chicago». Buona accoglienza ha riscosso anche la nuova sezione "Dulcis in fundo" riservata ai vini dolci. Il nome di punta resta indubbiamente quello piemontese di Baricchi ma la sorpresa è venuta dal moscato rosa di Castel Sallegg, un capolavoro della natura realizzato in riva al lago di Caldaro. FONTE: ALTO ADIGE |