04.06.2008 | Vino e dintorni

''Amato sughero''

Come tutti sapete i nostri produttori italiani da sempre utilizzano tappi in sughero e ne sono fermamente sostenitori nonostante i problemi che essi possono recare al vino che teoricamente dovrebbero proteggere.

Infatti all'interno del sughero possono svilupparsi sostanze come il famoso TCA (tricloroanisolo) o il guaiacolo o i sesquiterpeni dovute alla presenza di muffe e di funghi che rilasciano al vino quel sentore di muffa, di cartone bagnato, insomma di tappo.

Circa il 5-10 % delle bottiglie tappate col sughero in media sono difettose e si può capire come questo sia dannoso in termini di immagine per il produttore e in termini economici per il consumatore. Ovviamente il tappo in sughero per ora è quello che garantisce una miglior tenuta al collo della bottiglia escludendo imbrunimenti grossolani e garantendo una buona micro-ossigenazione del prodotto.

Le nuove tipologie di tappi come quelli sintetici costituiti generalmente da polietilene espanso o elastomerico garantiscono una tenuta anche di due anni accompagnata da un'elevata garanzia delle proprietà organolettiche del vino eliminando il sentore di tappo. Il problema di questi tappi è legato al fatto che dopo circa due anni perdono la loro capacità elastica di aderire al collo della bottiglia rovocando dele macro-ossigenazioni e degli imbrunimenti del vino assai indesiderate.

Per quanto riguarda i tappi a vite essi sono ancora in fase di sperimentazione ma i risultati sui vini bianchi o rossi da consumare giovani sono buone e questo perchè gli scambi gassosi con l'esterno della bottiglia sono ridotti al minimo e questo permette di diminuire la quantità di anidride solforosa utilizzata all'imbottigliamento.

Il tappo di vetro poi è l'ultima novità del mercato e anch'esso ha dei buoni risultati sui vini bianchi giovani ma si è ancora incerti sul loro utilizzo per vini da invecchiamento più o meno lungo. Se queste nuove tipologie di tappi dessero in breve tempo buoni frutti anche sui rossi da invecchiamento e non ci sarebbe da stupirsene visti i progressi che hanno conseguito in breve tempo, rimarrebbero da convincere i produttori italiani attenti al loro immobilismo come null'altro e protettori del sacro sughero.

Certo è ovvio che noi italiani siamo forti della nostra tradizione che ci contraddistingue sul mercato internazionale e che ci dà oggi buoni risultati, ma chi ci garantisce che i nuovi paesi produttori come l'Australia, la Nuova Zelanda, il Sud-America ecc...che guardano con molto interesse alle innovazioni soprattutto legate alla confezione per ragioni di comodità o di riciclaggio come tappi a vite o di vetro e che stanno emergendo alla grande facendosi sentire a gran voce, ci sorpasssino nel giro di pochi anni dato che non producono materia così scadente ma anzi di buon livello? Nessuno.

Ovvio che la nostra forza sta nella tradizione di un paese così ricco di storia nel campo enologico come l'Italia, ma cerchiamo di mantenere la nostra popolarità e la nostra fama nel mondo adattandoci anche alle innovazioni senza vederle come ostacolo e con distacco,e alle esigenze del mondo non italiano, perchè ci potremmo ritrovare in difficoltà fra pochi anni secondo il mio modesto parere.


Matteo Pastrone
ciro_P30@libero.it

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