26.09.2002 | Vino e dintorni

''Più marketing per i vini lombardi''

CASTEGGIO (PV). E' Nicola Bonera, 23 anni, bresciano, il miglior sommelier della Lombardia per il 2002. Viviana Beccalossi spiega la ricetta della Regione per il rilancio.

E' stato premiato lunedì alla cantina Le Fracce, a Casteggio, dopo una giornata di prove teoriche e pratiche. Al secondo posto si è classificato Fabio Miccoli, 21 anni, di Desio e Savino Angioletti, 38 anni è giunto terzo. Nella serata il vicepresidente della Regione, Viviana Beccalossi è stata insignita del titolo di «sommelier onorario» per il suo impegno di ambasciatore del vino lombardo. E di questo ha parlato con noi. «Da parte delle istituzioni serve un contributo molto forte al mondo vinicolo. Un contributo non tanto economico, ma di indirizzo - spiega l'assessore all'Agricoltura -.

In Lombardia ci sono punte di eccellenza grandiose. Noi come regione abbiamo un bouquet di sapori estremamente variopinto, passiamo dalle bollicine della Franciacora, alla Bonarda del Pavese, allo Sforzato, al Lambrusco mantovano e ai vini del Garda». Spesso si fa l'esempio della Francia... «In Francia non ci sono vini migliori, ma fanno un marketing migliore. Collaboriamo con l'Ais (l'Associazione italiana sommelier) proprio perché sono contvinta che la promozione dei vini non vada fatta solo dal produttore ma da parte di tutti coloro che possano aiutare a creare sinergie. Il vino va promosso nel suo contesto geografico, turistico e culturale».

Può spiegare meglio? «Dico che servono iniziative che tendono a promuovere un vino con il suo territorio, con gli aspetti enogastronomici e storici. Uno sul Garda sale al Vittoriale, visita le colline moreniche e degusta Lugana o Chiaretto. Il presidente Formigoni a puntato molto a questo aspetto: vendere il Made in Lombardia». Lei è assessore regionale all'Agricoltura. Con lei stanno cambiando le strategie in questo settore? «Noi ci siamo occupati prima di tutto della sicurezza alimentare, che è prioritaria. E' stato il caso della Bse. Ma dopo bisogna puntare - ed è quello che stiamo facendo - su qualità, bontà e genuinità dei prodotti». Quali sono le iniziative già riuscite? «Le Cantine aperte, le Cascine aperte, le Strade del vino. Sono tutte manifestazioni e itinerari di successo che vanno sostenute. Perché agli italiani e ai lombardi, in particolare, piace trascorrere giornate in campagna, assaggiando piatti e vini». E in provincia di Pavia, c'è qualcosa di particolare? «Ovunque serve molta promozione. Regione, province e comuni devono collaborare.

Lunedì il sindaco di Casteggio mi ha parlato della vostra rassegna dei vini per la quale spero di poter dare una mano. Abbiamo concordato sulla necessità di saper vendere un territorio con tutto ciò che sta dentro l'attrazione turistica, i prodotti tipici e culturali. Noi non siamo solo la regione motore dell'economia, con 260 mila artigiani, la grande e media industria, siamo anche uno spazio dove ci sono sapori da scoprire e riscoprire». E' una diversa politica agricola, la sua? «Per troppo tempo sono stati dati contributi punto e basta. E gli agricoltori si arrangiavano. Servono non solo aiuti a pioggia, ma un sistema agricolo inserito in un contesto economico più ampio».
Carlo E. Gariboldi

FONTE: LA PROVINCIA PAVESE

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