I produttori e le associazioni di categoria pronti a un'opposizione dura contro l'accisa e chiedono la collaborazione di istituzioni e parlamentari.
ALBA. Una nuova tassa sul vino, un´accisa comunitaria spuntata qualche giorno fa a Bruxelles fa discutere. Per chi produce poche bottiglie e spunta prezzi molti alti sembra un dettaglio di poco conto, ma secondo un calcolo della Confagricoltura è destinata pesare - e solo sul Cuneese - come un nuovo fardello da 13 milioni di euro l´anno. Il rischio consiste nell'imposizione di un'accisa sul vino di 12 centesimi di euro al litro e un aumento del 25% dei tassi minimi previsti per distillati, liquori e prodotti alcolici intermedi. Nel 1992 una normativa comunitaria fissò un'accisa pari a zero per vino e spumanti, pari a 550 euro per ettolitro di alcol puro per i prodotti distillati e pari a 45 euro per ettolitro di prodotto finito per i prodotti intermedi (Marsala, vermouth e altri vini aromatizzati e liquorosi), lasciando la libertà agli Stati membri di calibrare i livelli di tassazione in funzione delle diverse esigenze. La levata di scudi è stata immediata. «Siamo contrari a questa ipotesi - afferma Ugo Cavallera, assessore regionale all´Agricoltura -, si verrebbe a tassare un prodotto trainante dell'economia regionale e nazionale. Tale tassazione risulterebbe dannosa per l'Unione Europea nel suo complesso proprio in una fase in cui si stanno impiegando grandi energie nella promozione delle produzioni di qualità». Fra i primi ad attivarsi il sottosegretario all´Agricoltura, Teresio Delfino: «Noi siamo totalmente determinati a evitare che qualsiasi direttiva comunitaria penalizzi la vitivinicoltura italiana. Nessuna modifica deve condurre a un carico fiscale gravoso in termini di costi burocratici: ciò significherebbe bloccare il processo di qualificazione e potenziamento della vitivinicoltura italiana». Determinato anche il deputato Guido Crosetto, eletto nella circoscrizione di Alba e Bra: «Questa legge non deve passare. Contatterò tutti gli europarlamentari per capire che cosa si può fare per intervenire subito in sede europea. C´è un´economia da tutelare in un anno che potrebbe non essere dei più facili». A nome delle enoteche regionali parla il presidente dell´Enoteca Piemonte, Pierdomenico Garrone: «Il nostro comitato direttivo concorda all'unanimità che una proposta di questo genere non tiene conto dell'importanza del vino come prodotto naturale che assicura l'economia di intere regioni europee. Essere contrari a questa proposta è un fatto di normale civiltà e siamo certi che si voglia ricondurre nell'area della civiltà la gestione del comparto vitivinicolo». «Nella Granda - spiega Mario Viazzi, delegato albese dell´Unione agricoltori - ogni anno vengono prodotti circa 90 milioni di litri di vino Doc, che significa un aumento del costo del prodotto, e quindi della spesa per i consumatori, di 24 miliardi e 300 milioni di lire all´anno, vale a dire quasi 13 milioni di euro. La nostra posizione è assolutamente contraria. Il settore vitivinicolo è già in crisi per conto suo e la tassa sul vino andrebbe a colpire irreparabilmente la produzione di medio e basso costo». Francesco Giaquinta, direttore dell´Unione provinciale agricoltori di Asti, rincara la dose: «Riteniamo che il primo prodotto dell´agrindustria italiana non debba subire accise, lo porrebbe in posizione di mercato non facile a vantaggio di prodotti di importazione e guarda caso succede nell´anno in cui il fatturato del vino italiano ha superato quello francese». Duro anche Marcello Gatto, presidente della Coldiretti Cuneo: «Otto anni fa era arrivato il raddoppio dell´aliquota Iva, alcune settimane il via libera alle viti transgeniche e ora questa nuova tassa. Così non si aiuta e non s´incentiva il settore. Sono scelte politiche che non possono non tener conto delle esigenze di intere regioni». Un coro di no anche dalle aziende. Matteo Bosco è presidente della «Terre del barolo», una cantina da un milione e ottocentomila bottiglie l´anno: «Lo Stato si stava già preparando, ma se dovesse accadere sarà un danno reale o per il consumatore o il produttore». «Auspico che non accada - aggiunge Pio Boffa della Pio Cesare -. L´Italia ha una spinta importante dall´immagine e dalla qualità dei nostri prodotti. Il mercato potrebbe non assorbire il contraccolpo di una nuova tassa soprattutto in Germania e in quella parte d´Europa per noi così importante». Un secco no anche da Ernesto Abbona, della Marchesi di Barolo: «Questa decisione è penalizzante. Non credo che l´Europa esista solo per mettere tasse e per dare il via libera a prodotti sempre più scadenti».
Luca Ferrua