
La pompìa è probabilmente un ibrido naturale che si è svillypato tra agrumi locali.Il territorio di Siniscola è parte che va da Budoni a Orosei, dove nei secoli sono state coltivate moltissime varietà di cedro, arancia e limone.Ed è fra i testi di appassionatti di agronomia e botanica del Settecento, in paricolare in un saggio sulla biodiversità vegetale e animale della Sardegna di Andrea Manca dell'Arca, pubblicato nel 1870, che si trova la prima citazione di questo frutto, materia prima fondamentale di alcuni dolci tradizionali locali.Della pompìa si usa solo la scorza per fare liquori oppure la parte bianca sotto la scorza per fare le aranzate e una sorta di canditi casalinghi; la polpa e il succo sono troppa acidi per essere adatti a un consumo fresco, a spicchi o in spremuta.Nella pasticceria artigianale di Graziella Mulargia, una delle produttrici del Presidio Slow Food, nato per tutelare il frutto e i dolci, che con essi preparano, troverete anche molte altre specialità sarde: casadinas, gueffos papassinos.