25.11.2018 | Cultura e Tradizioni Inserisci una news

Viticoltura eroica

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Il nettare di Bacco che nasce da fatica e sudore.

Valle d'Aosta (Alta Valle e il Blanc de Morgex et de la Salle da uve Prié Blanc, il vino dei ghiacciai i cui vigneti affondano le radici alle pendici del Monte Bianco), Valtellina (Sfursat, rosso potente e vellutato, di lungo corso), Cinque Terre (Sciacchetrà, vino dorato che profuma di miele) e Colli di Luni, i terrazzamenti di porfido del Trentino dove si coltiva il Müller Thurgau, intenso e aromatico, Ischia e la Costiera Amalfitana, le pendici dell'Etna (con terreni di lava vulcanica), Pantelleria (dove esistono difficoltà strutturali date dalla salinità); vitigni autoctoni sopravvissuti alle due guerre mondiali e alla fillossera. Vitigni che, grazie alla tenacia e alla passione di piccoli vignaioli sono stati salvati dall'erosione. Vini ricchi di storia, vini rari, di poche migliaia di bottiglie, e di qualità sorprendente, estremamente, autentici, in contrapposizione a molti vini dell'enologia del Nuovo Mondo che si assomigliano un po' tutti. Ci vuole vocazione. E' stato stimato che una viticoltura di collina, classica e senza particolari difficoltà dovute alle caratteristiche del terreno, non meccanizzata, può impegnare per un totale di circa 300 ore per ettaro annue. Questo valore nel caso della viticoltura eroica può più che triplicare fino a sfiorare le 1.000 ore di lavoro per ettaro. Quindi occorre scongiurare che le pratiche in queste zone particolari non diventino antieconomiche, anche se non si deve ridurre tutto agli aspetti economici, perché la viticoltura eroica non è solo agricoltura; mantenere i vigneti a determinate altitudini o pendenze significa anche sostenibilità, recuperare filologicamente, curare e tutelare il paesaggio riducendo il rischio di smottamenti ed erosioni, consente alle popolazioni locali di conservare un legame con il loro territorio, che altrimenti correrebbe il rischio di essere abbandonato, come accade in alcune aree di montagna.

I vini provengono da uve coltivate oltre i 1000 metri, da terrazzamenti a picco sul mare, sono coltivati su pendii vulcanici, o in vigne ripide che si confondono con i boschi adiacenti. Ambienti ostici ed impervi che stimolano la dionisiaca pianta a dare il meglio di sé.

La viticoltura eroica è figlia della fatica e del sudore, realizzata in zone geograficamente impervie, spesso sconosciute e di difficile gestione, talvolta impossibili da raggiungere, sulle quali si inerpicano vigne coltivate in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna, alle rocce, al mare. Le condizioni ambientali esigono un determinato tipo di lavoro, ma in questo modo si salvaguardano delle tipicità, si esaltano le complessità di territori unici al mondo.

Secondo la definizione legislativa supportata dal CERVIM (Centro di Ricerca per la Viticoltura Montana), per vini eroici vanno intesi quelli prodotti da:

 

- vigne ubicate su terreni con pendenza superiore al 30%

- vigne collocate ad un'altitudine media superiore ai 500 metri slm

- vigne distribuite su terrazze o gradoni

- vigne coltivate su piccole isole

 

Quindi ben lontane da certa viticoltura "industriale", ma che affascinano proprio per questo. E' sufficiente, essendo difficile possedere tutte le caratteristiche contemporaneamente, che un'azienda ne abbia una per ottenere la denominazione.

Il Testo Unico del Vino entrato in vigore nel 2016 sancisce il riconoscimento e la salvaguardia dei vigneti eroici o storici, affermando che "Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, denominati vigneti eroici o storici".

Un problema è rappresentato dall'invecchiamento degli addetti del settore, che potrebbe in futuro creare qualche problema nel ricambio generazionale. Molti giovani abbandonano il lavoro in vigna perché richiede grossi sacrifici, dovendo lavorare tutto a mano senza ricorrere all'uso delle macchine.

Per evidenziare al meglio le caratteristiche di questa viticoltura il modo migliore restano le visite dirette sul territorio.

I produttori sanno spesso di agire al di fuori di logiche di mercato, ma in loro c'è la soddisfazione di creare qualcosa di unico, la voglia di dimostrare che un diverso tipo di agricoltura è possibile, e confermare che, alla fine, l'amore per la propria terra ripaga sempre.

Ma anche nel resto d'Europa esistono vigneti posti su terreni impervi e quasi irraggiungibili: Dingač in Croazia, Santorini in Grecia, l'isola portoghese di Madeira, la Galizia in Spagna, la Mosella in Germania, Banyuls in Francia.


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